Comunichiamo con piacere che anche per l’anno in corso la Dott.ssa Brunella Portulano, direttrice del Museo Civico Archeologico della Valtenesi, ha rinnovato all’Ass. Cult. IMAGO ANTIQUA l’accordo di collaborazione in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (GEP 2022).
Torneremo quindi in abiti quattrocenteschi presso le rovine della Rocca di Manerba del Garda (BS), nella giornata di Domenica 2 ottobre p.v., dalle ore 11:00 alle ore 19:00, per contribuire a “SAPERI E SAPORI”, evento all’insegna del gioco e dell’artigianato dell’epoca tardomedievale, in collaborazione con l’Associazione Culturale Valtenesi ONLUS: bambini e adulti saranno accolti in un mondo fatto di musiche, giochi e sfide avvincenti, dove sarà possibile cimentarsi in diverse iniziative e laboratori didattici.
Alcuni nostri reenactors impegnati nell’edizione “Saperi e Sapori – GEP 2018”
IMAGO ANTIQUA presenterà la figura del coltellinaio, del mercante di tessuti e del merciaio nella seconda metà del Quattrocento, illustrando e facendo toccare con mano repliche di qualità museale e reperti originali appartenenti alle collezioni dei propri membri, in buona parte selezionati con diretta attinenza morfologica ad alcuni dei rinvenimenti emersi durante le campagne di scavo 1995-1999 e 2009, effettuate nell’area della Rocca di Manerba.
Accanto alle suddette attività mercantili, allestiremo una postazione riservata ad arco e balestra: i nostri Ricostruttori Storici vi introdurranno nell’affascinante dimensione dei tiratori del tardo XV secolo, guidandovi alla scoperta delle innumerevoli peculiarità tecnico-morfologiche di queste ingegnose armi da guerra e da caccia.
L’ingresso è libero. In caso di maltempo l’evento sarà annullato.
Per informazioni: Associazione Culturale Valtenesi Riserva Naturale della Rocca e del Sasso di Manerba 339 6137247 ; museo@comune.manerbadelgarda.bs.it
Per due giorni, nel weekend del 10 e 11 settembre p.v., il Parco Ausa di Doganaa San Marino ospiterà un affollato accampamento del XV secolo attraverso il quale il pubblico potrà muoversi alla scoperta di coinvolgenti attività militari e paramilitari.
L’iniziativa è patrocinata dalla Giunta di Castello di Serravalle, sotto la direzione organizzativa dell’Associazione Culturale La Corte di Olnano e la Compagnia dell’Istrice, con la collaborazione attiva di circa 70 rievocatori storici provenienti da diverse località del centro Italia.
Dopo aver compreso la funzione delle strutture difensive, i visitatori assisteranno all’addestramento delle fanterie (spostamenti in formazione e maneggio di diverse tipologie di armi) e verranno a contatto con mansioni fondamentali durante le campagne belliche: la preparazione dei pasti curata dalle vivandiere, le cure prestate dai barbieri-cerusici, le attività mercantili e artigianali a servizio della milizia e del suo seguito.
Non mancheranno momenti di svago dedicati al gioco, ai canti e alle danze, accompagnati da musica dal vivo.
IMAGO ANTIQUA sarà presente a ‘400esca con 3 banchi didattici dedicati alle figure mercantili del coltellinaio, merciaio e venditore di ceramiche. In ambito militare, un arciere ed un balestriere illustreranno caratteristiche tecniche e funzionamento delle rispettive armi da getto, dando dimostrazione pratica delle diverse modalità di tiro in una postazione appositamente allestita.
Bambini e adulti in visita saranno incoraggiati a indovinare alcuni oggetti esposti, con la possibilità di interagire con i Ricostruttori Storici in modo divertente ed istruttivo.
SABATO 10/09
orari di visita: dalle 10.00 alle 20.00
cena medievale su prenotazione al numero 349 3520327 (entro Venerdì 9)
Sabato 30 e Domenica 31 Luglio l’Ass. Cult. IMAGO ANTIQUA, dalle 10:30 alla mezzanotte, sarà presente nell’antica “Terra della Libertà” con le proprie attività storico-didattiche, in occasione della 25° edizione delle Giornate Medioevali.
E’ la prima volta che ci affacciamo sul suolo sammarinese in veste di associazione e ringraziamo per questa opportunità gli amici de La Corte di Olnano e la Compagnia dell’Istrice, che ci hanno cortesemente invitato a condividere gli spazi ed il comune intento di accompagnare i visitatori in un coinvolgente tunnel temporale.
Una suggestiva immagine della Guaita (fonte: Wikipedia)
Saremo posizionati all’interno della Prima Torre (Guaita), in pieno centro storico: presenteremo ai nostri visitatori repliche museali di oggetti e strumenti della dimensione quotidiana del Tardo Quattrocento, con l’opportunità di visionare anche alcuni reperti originali.
Portate i vostri bambini, abbiamo pensato anche a loro!
Saranno invitati ad usare l’olfatto ed il tatto per giocare con noi in maniera divertente ed istruttiva.
Articolo di LORENZO CALABRESE Pubblicato il 24.04.2022; tutti i diritti riservati.
Si propone di seguito un approfondimento documentato relativo alla ricostruzione di un quaternus interamente vergato e rilegato a manoda Lorenzo Calabrese intorno ai primi anni 2000. Pur comparendo con frequenza nei nostri eventi di living history, così come nelle iniziative didattiche, è di fatto la prima volta che ci accingiamo a presentarne i dettagli di progettazione e fabbricazione.
Segue un testo realizzato dallo stesso artefice del manufatto; ringraziamo Lorenzo Calabrese per aver acconsentito agli omissis e adattamenti della versione originaria.
SCHEDA SINTETICA
Materia: cartaceo
Misure: legatura 260×175 mm; fascicoli 245×173 mm
Consistenza: cc 25, numerazione coeva a penna sul margine superiore dx a partire da c 7r; bianche le cc 1v, 4v, 5v, 24r, 25r, 25v
Struttura: un ternione mutilo della c 6, più un binione, più un binione, più un binione, più un ternione, più un bifoglio
Rigatura: rettrici a colore (inchiostro), rigatura a piombo limitata allo specchio di scrittura
Scrittura: minuscola documentaria di base umanistica a diversi gradi di corsivizzazione, quattro mani
Ornamentazione: miniatura al tratto in inchiostro alla c 4r
Legatura: membranacea, corregge in cuoio (3), chiusura ad alamaro con fermaglio in osso
Descrizione interna: miscellanea di ricette cosmetiche e mediche
La legatura: versione I
La base d’ispirazione della prima legatura del ricettario è costituita da quanto in uso nello specifico nella cancelleria sforzesca per i registri delle missive conservati presso l’Archivio Storico Civico di Milano (ASCMi).
ASCMi, Registro Cancelleria Sforzesca, anni 1426 – 1436 (Bologna 1988, 31)
Si tratta di legature in pelle scamosciata su piatti presumibilmente in cartone, rafforzata all’esterno con inserti in pelle legati con strisce di pergamena.
L’uso di piatti coperti da pelle scamosciata è altresì noto per manoscritti estranei all’ambito puramente funzionale dei ricettari / formulari.
Biblioteca Nazionale Braidense, ms. A D XII 37 (Macchi 2002, 94)
Lo stato di conservazione dei registri conservati presso l’Archivio non permette di determinare la natura della legatura: le carte di guardia unite ai piatti di coperta impediscono la visione del dorso dei registri, e l’ispezione a vista per squinternamento e al tatto è poco risolutiva.
Date le circostanze limitanti, è stata sviluppata la soluzione ricostruttiva di una legatura per cucitura dei fascicoli su nastri di pergamena, comunque attestata per il periodo coevo e precedentemente.
Nel corso di realizzazione dell’ipotesi è stato commesso un duplice errore: l’impiego di una pergamena eccessivamente sottile e di un filo di canapa altrettanto esile quanto diametro, il ché ha comportato il taglio della pergamena e la perdita di coesione tra fascicoli e piatti di coperta.
La legatura: versione II
Abbandonato il tentativo di realizzazione del medesimo tipo di legatura, la scelta è ricaduta su di una tipologia estremamente diffusa per un prodotto di largo uso e che trova riscontri nei libri di mercatura, nei libri di ricordanze o di famiglia, nelle imbreviature notarili tanto da non assumere una definizione univoca quanto derivarle dall’uso cui sono destinati.
Alcuni manoscritti rilegati conservati presso il Fondo Datini di Prato (www.istitutodatini.it)
Studi monografici codicologici su tale tipologia di manoscritto sono rari, solitamente inseriti in un inquadramento più ampio di analisi del documento nel quale prevale nettamente un interesse istituzionale ed economico per il contenuto (cfr. ad esempio Ricci, 2005; Pandimiglio, 2006).
Una descrizione standard di tale tipologia di legatura si trova in FRANCA PETRUCCI NARDELLI, La legatura italiana. Storia, descrizione, tecniche (XV-XIX secolo), La Nuova Italia Scientifica, Roma 1989, pp. 25-26, richiamata in FRANCA ALLEGREZZA, La diffusione di un nuovo prodotto di bottega. Ipotesi sulla confezione dei libri di famiglia a Firenze nel Quattrocento, in «Scrittura e Civiltà» XV (1991): «… una robusta coperta floscia li protegge, un foglio di pergamena piuttosto pesante, con risvolto piegato e cucito con corregge di cuoio – di solito tre, applicate orizzontalmente; una fibbia o un alamaro inseriti nella correggia centrale ne permettono la chiusura …».
Il modello di riferimento per la realizzazione è stato il libro conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze (ASFi), Carte Strozziane, II 14 la cui copertina è riprodotta nel citato saggio di Allegrezza (tavv. 2, 3, pp. 258-259).
Se rare sono le descrizioni codicologiche, ancora più episodica è l’attenzione ai sistemi di legatura dei fascicoli, sia tra loro, sia con il piatto di coperta a rendere solidale l’intero manoscritto.
Mediamente si danno due soluzioni: il filo della legatura cuce direttamente i fascicoli al dorso della pergamena che costituisce il piatto di coperta, eventualmente rafforzata all’esterno da ulteriori inserti membranacei (Szirmai, 1999, 297).
Alternativamente, tali rinforzi si collocano tra il dorso dei fascicoli e la pergamena del piatto (Szirmai, cit., 305), soluzione questa adottata nella realizzazione del manoscritto, andando così a rafforza-re la plicatura dei fascicoli indebolita nel primo tentativo di rilegatura.
Per la chiusura ad alamaro i riferimenti sono stati tratti dai manoscritti leonardeschi, segnatamente Bibliothèque de l’Institute de France, ms. 2173 codice B, ms. 2179 codice H, ms. 2180 codice I.
Bibliothèque de l’Institute de France, ms. 2179 codice H
I materiali
La pergamena è lavorata secondo canoni originari connotandosi per il mantenimento di una colorazione naturale senza ricorso a tecniche di sbiancamento; similmente l’osso dal quale è ricavato il fermaglio dell’alamaro.
Frammenti di pergamena ricavati da foglio manoscritto sono utilizzati a rinforzo della plica del foglio centrale dei fascicoli.
Pergamena è similmente utilizzata nelle cuciture delle pieghe dei piatti della legatura.
In questo caso si tratta di pergamena di spessore inferiore al quella di coperta; le strisce prima della applicazione sono state leggermente inumidite: l’essiccazione successiva alla messa in posizione e alla torsione ne garantisce la resistenza.
Il filo impiegato è in canapa; la carta è di cotone a fronte della impossibilità di reperire tramite i canali commerciali normali della carta prodotte da stracci di lino, indipendentemente dalla annosa questione di quanto cotone potesse essere presente in percentuale nella produzione cartaria, in questo caso della metà del secolo XV.
Ulteriore riserva quanto a storicità dei materiali impiegati riguarda il cuoio utilizzato per le corregge: ignoto se la concia sia stata effettuata o meno con sostanze naturali.
Il testo
Il manoscritto raccoglie ricette cosmetiche e di medicina tratte dalle edizioni de Il manoscritto veneziano (Tosatti, 1999) ed Experimenti de la ex.ma s.ra Caterina da Furlj, matre de lo inllux.mo signor Giouanni de Medici(Pasolini, 1894).
Le carte sino alla 17r del manoscritto raccolgono ricette cosmetiche tratte dalle due edizioni; dal ricettario di Caterina Sforza il pretesto per denominare convenzionalmente il manoscritto come “Catelino”.
Le ricette mediche, con esclusivo interesse per gli aspetti ginecologici, sono tutte derivate da Il manoscritto veneziano.
Le strofe riportate alla c 5r sono invece tratte direttamente da fonte archivistica: Archivi di Stato di Milano (ASMi), Fondo Notarile, cart. 2240, 1467 giugno 13, imbreviature di Galeazzo Bolla q. Cristoforo, ma sulla diffusione del testo cfr. Palmero 2002.
Per la scrittura si è optato per una minuscola documentaria di impianto umanistico, a diversi gradi di corsivizzazione.
CV Lorenzo Calabrese
L.C. inizia ad interessarsi alla storia e alla pratica delle scritture medievali nel 1980 come autodidatta. Successivamente amplia e perfeziona l’interesse sul piano scientifico a livello universitario, estendendolo alle discipline della diplomatica, paleografia, codicologia e miniatura. Autonomamente sviluppa una ricerca finalizzata alla sperimentazione della riproduzione e all’utilizzo delle tecniche e dei materiali scrittori medievali.
Ha svolto attività divulgativa nei settori della storia della scrittura e del libro presso istituzioni pubbliche e private, nonché partecipato ad attività di Ricostruzione Storica.
Bibliografia
Allegrezza, 1991: Allegrezza Franca, La diffusione di un nuovo prodotto di bottega. Ipotesi sulla confezione dei libri di famiglia a Firenze nel Quattrocento, in «Scrittura e Civiltà» XV (1991), pp 247-265
Bologna, 1998: Bologna Giulia, Legature. Dal codice al libro a stampa. L’arte della legatura attraverso i secoli, Mondadori, Milano
Macchi, 2002: Macchi Federico (a cura), Arte della legatura a Brera. Storie di libri e biblioteche. Secoli XV e XVI, Linograf, Cremona
Palmero, 2002: Palmero Giuseppe, Il corpo femminile tra idea di bellezza e igiene. Cosmetici, balsami e profumi alla fine del Medioevo, in Atti del II convegno della Scuola di Specializzazione in Scienza e Tecnologia Cosmetiche, dell’Università di Siena, Siena 18-19 ottobre 2002, Siena
Pandimiglio, 2006: Pandimiglio Leonida, I libri di famiglia e il Libro Segreto di Goro Dati, Edizioni dell’Orso, Alessandria
Pasolini, 1894: Pasolini Pier Desiderio (a cura), Experimenti de la ex.ma s.ra Caterina da Furlj, matre de lo inllux.mo signor Giouanni de Medici, Tipografia D’Ignazio Galeati e figli, Imola
Petrucci, 1984: Petrucci Armando, La descrizione del manoscritto. Storia, problemi, modelli, Nuova Italia Scientifica, Roma
Petrucci Nardelli, 1989: Petrucci Nardelli Franca, La legatura italiana. Storia, descrizione, tecniche (XV-XIX secolo), La Nuova Italia Scientifica, Roma
Ricci, 2005: Ricci Alessio, Mercanti scriventi. Sintassi e testualità di alcuni libri di famiglia fiorentini fra Tre e Quattrocento, Aracne, Roma
Szirmai, 1999: Szirmai J.A., The Archaeology of Medieval Bookbinding, Ashgate, Aldershot
Tosatti, 1999: Tosatti Bianca Silvia (a cura), Il manoscritto veneziano. Un manuale di pittura e altre arti – miniatura, incisione, vetri, vetrate e ceramiche – di medicina e alchimia del Quattrocento, Acanthus, Pioltello – Milano
Manoscritti citati
Biblioteca Nazionale Braidense, ms. A D XII 37
Biblioteca Nazionale Centrale (BNCFi) di Firenze, codice Palatino 556
Bibliothèque de l’Institute de France, ms. 2173 codice B
Bibliothèque de l’Institute de France, ms. 2179 codice H
Bibliothèque de l’Institute de France, ms. 2180 codice I
BNF Français 159
British Library ms. Sloane 416
Fonti archivistiche citate
Archivio di Stato di Milano (ASMi), Fondo Notarile, cart. 2240, 1467 giugno 13, imbreviature di Ga-leazzo Bolla q. Cristoforo
Archivio di Stato di Firenze (ASFi), Carte Strozziane, II 14
Archivio di Stato di Milano (ASMi), Fondo Notarile, cart. 611, imbreviature di Giacomo Monza q. Balzarino
Archivio di Stato di Prato, Fondo Datini
Archivio Storico Civico di Milano (ASCMi), registro cancelleria sforzesca, anni 1426 – 1436
Rampollo della nobile famiglia degli Albizzeschi, Bernardino da Siena nacque a Massa Marittima nel 1380 e morì il 24 maggio del 1444, venendo infine canonizzato a sei anni precisi dalla morte.
La sua infaticabile attività di predicazione lo rese una delle figure spirituali più influenti del Quattrocento italiano, guidandolo tanto nelle piazze quanto nelle più grandi corti dell’Italia del suo tempo. A differenza di altri predicatori contemporanei, il suo stile si manteneva tuttavia ben lontano da una retorica eccessiva, preferendogli una narrazione semplice e nutrita di esempi tratti dalla vita quotidiana, che potessero raggiungere anche le menti più semplici e meno avvezze agli artifici retorici cari agli umanisti.
Un esempio concreto delle sue umili (ma efficaci) parole ci è trasmesso dalle 45 prediche tenute a Siena nell’estate del 1427 in Piazza del Campo, trascritte stenograficamente su tavolette cerate da Benedetto di maestro Bartolomeo. Una di queste in particolare, intitolata “La buona corazza”, risulta illuminante per gli studiosi di oplologia e di metallurgia più in generale. Qui Bernardino fa esplicito riferimento a un incontro da lui avuto durante un suo soggiorno milanese (probabilmente intorno al 1419-20) con un “perfetto maestro” armoraro, che gli mostrò come distinguere una buona corazza da una di qualità inferiore. Lasciamo a questo punto la parola a Bernardino stesso:
«Quando io fui a Milano, io la imparai a cognòsciare da uno perfetto maestro, e dissemi la ragione a volerla fare buona, come ella voleva essere fatta. E dissemi che a volerla buona, non voleva essere né d’acciaio né di ferro. O di che la faremo dunque? Dissemi che voleva essere fatta in questo modo: che voleva essere da uno lato acciaio e dall’altro di ferro. E volevasi fare in questo modo, che si voleva fare piastre d’acciaio puro e piastre di ferro puro. Se fusse tutta di ferro, non sarebbe forte, ché il guirrettone la passarebbe: e se fusse tutta d’acciaio, la percossa della lancia o d’altro la spezzarebbe. E però si voleva fare dell’uno e dell’altro, cioè di fuore l’acciaio e di dentro il ferro, e bàttare insieme l’uno coll’altro, e farne uno corpo, ed in quello modo sosterrebbe alla percossa, ed anco non passarà mai il ferro: una alteri coniungitur: e così sarà perfetta».
(Novellette ed esempi morali di San Bernardino da Siena, a cura di A. Baldi, 1916, p. 79)
FIG. 1 – Bacinetto con ventaglia, 1390-1410 c. (Wallace Collection, inv. A69); foto di Augusto Boer Bront
Il passaggio, ben comprensibile in ogni suo punto senza fraintendimenti lessicali, dimostra come una “buona corazza” milanese avesse caratteristiche più complesse di quanto sia immediatamente visibile ad occhio nudo e come alle piastre si applicassero processi tecnologici analoghi a quelli di alcune lame. In queste, infatti, l’unione di ferro e acciaio non era certamente una novità, perché l’acciaio attraverso la tempra può raggiungere strutture di grande durezza come la martensite (una forma polimorfa metastabile dell’acciaio).
Se un tagliente molto duro in un coltello poteva offrire grandi vantaggi a livello di tenuta del filo, per contro una lama interamente martensitica avrebbe sofferto il rischio di frantumarsi se percossa, non diversamente da un vetro. Unendo un tagliente duro ad un dorso di ferro più duttile, invece, l’utensile avrebbe riassunto i benefici della resistenza del filo alla tenacità del ferro, offrendo un eccellente compromesso tra robustezza e capacità di resistere ai colpi.
Questo concetto applicato ad una piastra difensiva realizzata in due strati, come abilmente spiegato da San Bernardino, avrebbe pertanto coniugato la maggiore resistenza alla penetrazione di uno strato esterno più duro alla duttilità della sezione interna. Un verrettone, per esempio, avrebbe più difficilmente scalfito e penetrato la scorza temprata, mentre colpi di lancia o altre azioni percussive non avrebbero portato la piastra ad infrangersi, ma piuttosto l’avrebbero ammaccata con minori conseguenze per il combattente.
FIG. 2 – Bacinetto con ventaglia, 1390-1410 c. (Wallace Collection, inv. A69); foto di Augusto Boer Bront
L’eccezionale testimonianza di Bernardino trova peraltro conferma nell’esame ravvicinato di un bacinetto probabilmente milanese e oggi alla Wallace Collection, databile intorno al 1390-1410, ovvero ad un periodo non distante dalla predica del Santo.
Sui bordi di questo prezioso manufatto, è chiaramente apprezzabile in più punti una struttura stratificata della piastra (figg. 1-2), che conferma in pieno il testo della predica, con un riscontro diretto e di rara efficacia della perizia eccezionale raggiunta dagli armorari milanesi tra Trecento e Quattrocento.
Un “segreto dell’arte” pervenuto sino a noi grazie alle parole proferite in un giorno d’estate del 1427 in Piazza del Campo, da uno dei Santi più emblematici dell’Italia del Quattrocento.
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