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One of the aims of
IMAGO ANTIQUA Cultural Association is “enabling sinergies between operators provided with widely recognized abilities in the Re-enactment field, giving visibility to vocations and remarkable personal projects closely related to the study of 15th century history”.

Following this approach, we’d like to bring to your attention a project encouraged by a follower of our association, Mr. Renzo Semprini, a longtime re-enactor born in Emilia-Romagna and now an adopted Florentine.

For several months Mr. Semprini has been in touch with the FONDAZIONE LISIO (Lisio Foundation), headquartered in Florence, trying to give birth to a super-detailed repro of an original Italian silk textile of late 15th century.

We are talking about the damask of a doublet which was tailored more than 530 years ago, discovered on the mortal remains of a well-known Campanian “condottiere”, named Diego Cavaniglia (1453-1481).

But let’s take this step by step…

This first Lisio lab arose in 1906 thanks to its founder Giuseppe, with the aim of keeping alive the ancient traditional Italian weaving, which reached a leading position in the Middle Ages and the Renaissance period; the Foundation was established much later, in 1971, with a view to supporting the enterprise both financially and in terms of research.
Lisio is still at the top of a niche manufactoring production, boasting
patiently handmande crafts achieved through ancient looms, using silk as well as gold and silver yarns.

FONDAZIONE “ARTE DELLA SETA LISIO”
Via B. Fortini 143 – 50125 Firenze
TEL ++39 055 6801340 / FAX ++39 055 680436
EMAIL:  info@fondazionelisio.org
Sito web – Lingua italiana
Website – English language

At the request of Mr. Semprini, the Lisio Foundation has carried out, for the first time and all the way esclusively, a special research focused on reproducing with a mechanical loom the antique pattern of a 100% silk damask, stubbornly sticking to the historical counterpart for an excellent quality output.

The abovementioned reasearch, as well as the textile testing, proved to be fully successful.
Soon after that, despite the complex economic situation of the last years, the Foundation started
a project which specifically targets the “Living History” world, evaluating the possibility of weaving on mechanical looms accurate replicas of genuine late medieval textiles, both destined to museum displays as well as to the more demanding Re-enactors.

As a “pilot product” they so replicated the SILK DAMASK of Don Diego Cavaniglia’s funeral doublet, in its original colour, that is “ivory design on ivory background”. Here follows a picture of the finding:

Immagine gentilmente concessa da Paola Fabbri

DIEGO CAVANIGLIA’S DOUBLET   (courtesy of Paola Fabbri)

Here you can see some shots of the finished sample:

8_low 7_low 6_low

5_low

3_low 2_low 1_low

After this thriving achievement, Lisio is now ready to investigate the market interest in this particular kind of complex textiles, custom-made and exclusively made on commission.

In this case, the running goal, shared and supported by IMAGO ANTIQUA Cultural Association, is gathering a level of demand proving to be enough to start a limited length production of “Cavaniglia textile”, keeping technical characteristics as close as possible to those of the original, except in color. More specifically:

Type of textile: silk damask
Textile height: 1.40 meters (equal to 140 cm)
Textile coloursivory design on green background
(IMPORTANT – YOU CAN’T REQUEST DIFFERENT COLOURS!)

Goal: minimum production of 30 meters
Selling price = 170 Euros per 1 meter (inclusive of Italian taxation)
Minimum order quantity per single buyer: 1 meter

In order to start the production, the firm is so trying to gather a number of buyers (re-enactors, amateurs, etc.) capable, all together considered, to guarantee at least the funding needed to cover the fixed manufacturing costs of the whole minimum length of 30 meters.

If you are willing to contribute to this aim, registering for the purchase of nr. 1 or more meters of “Cavaniglia textile”, only available with an ivory design on a green background, you are kindly invited to communicate your interest sending an email to Mr. Renzo Semprini, who serves as a point of contact with the Lisio Foundation: renzosempro@gmail.com 


** Disclaimer **

There’s one thing we’d like to make perfectly clear: IMAGO ANTIQUA Cult. Ass. will not derive any gain from the aforementioned project as it has got NO relationship with the business run by the Lisio Foundation, nor holds any interest in Mr. Renzo Semprini’s sphere of action. In a nutshell, the only reason urging us to contribute to the success of this challange is the wish that, in a hopefully not too distant future, all historical re-enactors can benefit from real textile repros, without any compromise, fully suitable to the tailoring of artistocratic garments and clothing accessories because totally tracing the features shown by late medieval products.

LEGGI QUESTO ARTICOLO IN ITALIANO: CLICCA QUI

Domenica 16 OTTOBRE p.v. IMAGO ANTIQUA sarà presente presso la Rocca di Riolo Terme (RA) con alcuni banchi di mercatura del tardo XV secolo.

Armaiolo, merciaio e venditrice di tessuti illustreranno al pubblico le relative figure mercantili, fornendo ampie spiegazioni circa i manufatti artigianali esposti, ricostruzioni fedeli realizzate, in massima parte, sulla base di reperti originali conservati nei più noti musei italiani ed europei.

Mercato 1400 - foto 35 - Ass. Cult. IMAGO ANTIQUA - www.imagoantiqua.it

L’evento nel quale saremo inseriti ha titolo Le Erbe degli Sforza.
Si tratta di una iniziativa storico-didattica organizzata dalla “Pro Loco Riolo Terme”, in collaborazione con l’Associazione “Storici Eventi” ed altre entità culturali del territorio, con l’obiettivo di restituire alla cittadina uno spaccato di vita quotidiana che va dalle origini della fortificazione fino ai tempi del dominio sforzesco.

Per i dettagli, guarda la locandina dell’evento:
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Articolo di MARCO VIGNOLA
Pubblicato il 06.09.2016; tutti i diritti riservati.
* * * * *

Una fonte di prim’ordine per la conoscenza della “cultura materiale” e per il ricostruttore storico più attento è certamente rappresentata dagli inventari. Questi elenchi all’apparenza sterili contengono infatti i nomi d’una miriade di antichi manufatti: nomi talvolta di chiara lettura ed interpretazione, ma altre volte assai meno trasparenti se non addirittura totalmente oscuri. Indulgendo alla terminologia archeologica, si può forse sostenere che il massimo pregio degli inventari, insieme alla ricchezza dei loro fenomeni lessicali, sia offerto dal contesto che essi rappresentano, cioè dal sottile filo rosso che lega l’uno all’altro gli oggetti menzionati in un insieme organico, rappresentato dalle necessità, dalle finanze e dal gusto degli antichi proprietari, oppure ispirato a più semplici motivi di ordine economico (si pensi, nel caso, agli elenchi mercantili).

Il limite maggiore quando s’incroci un inventario, ovviamente, è suggerito dalla difficoltà di restituire un corpo ed una immagine univoca a tutte le cose che vi si trovino elencate. Per scendere nel concreto, a ben poco servirebbe la lettura del vocabolo balista quando non si sappia che significa “balestra” e quando se ne ignorino le specifiche tecniche. Oltre la banalità dell’esempio (ben pochi sono coloro che non abbiano mai visto una balestra, se non altro perché la sua tradizione d’uso è giunta a noi senza strappi), ben più complessa è la situazione quando invece si affrontino parole di tutt’altra complessità, semanticamente riferite ad oggetti ormai dimenticati. Si pensi alle cosiddette coirace. Sebbene il termine evochi immediatamente, anche nei meno avvezzi alla materia, una qualche forma di difesa per il corpo del combattente, alla luce della documentazione possiamo tuttavia sostenere che le “corazze” delle carte medievali fossero qualcosa di ben più preciso: si trattava infatti di protezioni per il busto costituite da un insieme di placche o lamelle rivettate entro un supporto esterno di cuoio o di tessuto [vedi foto 1], veri e propri giubboni foderati di piastre del tutto caduti in desuetudine già dai primi anni del ‘600 e assai lontani da qualunque concetto difensivo di epoca contemporanea.

DSC_0874 FOTO 1: Brigantina, Italia 1450-1470 c.; Museo della Caccia e del Territorio, Cerreto Guidi (FI)

. Ancora diverso, infine, è il caso di manufatti dotati di un “nome parlante”, cioè di un significante di chiara lettura e comprensione, per il quale la nostra immaginazione potrebbe tuttavia suggerire corrispondenze anacronistiche, almeno in assenza di specifici studi settoriali. E’ questo il caso del pectum ferreum dell’inventario riportato in appendice. Chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il latino, o semplicemente un orecchio abituato alle assonanze, vi leggerà agevolmente la citazione di un “petto di ferro”. Assuefatti sin dall’infanzia al mito delle armature “medievali”, potremmo a questo punto figurarci un manufatto magari corretto nei tratti generali, ma totalmente travisato nei suoi minuti dettagli strutturali, con un effetto deformante che ci allontanerebbe dalla realtà storica del nostro testo [per una corretta attribuzione si veda foto 2].

foto2 FOTO 2: Petto del c.d. “Maestro P”, Italia 1380 c.; ex Gwinn Collection 

. In estrema sintesi, dunque, la puntuale decifrazione di un inventario può giungere soltanto da un virtuoso incrocio di fonti, ovvero da un lavoro interdisciplinare che faccia riferimento ad un insieme delle testimonianze materiali, iconografiche ed archeologiche organicamente assemblate per ricomporre un difficile mosaico. Data questa premessa di carattere generale e metodologico è ora tempo di virare bruscamente all’oggetto di questo contributo, cioè al Castello di Ranzo. Tale struttura, ora ridotta allo stato di rudere e sommersa dalla vegetazione, all’epoca della stesura dell’inventario in appendice rappresentava, insieme a Pieve di Teco e ad Albenga, uno dei tre capisaldi difensivi genovesi della Valle Arroscia (provincia di Savona). Questo ruolo di difesa attiva è pienamente confermato dalla presenza di due bombardelle, ovvero di due bocche da fuoco di calibro medio piccolo, corredate da 8 libbre di polvere nera (pulveris bombarde libras octo). Alle armi da fuoco, la cui prima diffusione tra le munizioni dei castelli genovesi si deve datare tra fine Trecento ed inizi Quattrocento, facevano da contrappunto 5 balestre da posta (balistas a turno ed a bussola), di formato più grande rispetto alle comuni balestre portatili (baliste a gamba). Le differenze, oltre che dimensionali, erano poi di carattere tecnico, perché le balestre da posta venivano tese con l’ausilio di argani o verricelli (turni), mentre quelle portatili si caricavano con un semplice gancio appeso alla cintura, chiamato crocco (crocho). Il loro munizionamento era dato dai verrettoni (veretoni), cioè da dardi forniti di una punta piramidale di sezione triangolare, particolarmente utili per sfondare le piastre delle armature metalliche. Di forma simile ma di ben maggior peso erano quindi i verrettoni a turno, destinati all’impiego sui citati balestroni da posta. Alle armi da lancio, che ovviamente rappresentavano il nerbo della difesa statica di ogni castello, facevano quindi da corollario alcune armi manesche. Si trattava nello specifico di due daghe (così ritengo debba interpretarsi correttamente il termine enses), di uno stocco, ovvero d’una spada dalla lama robusta destinata ad infliggere letali affondi (stocum), e di un roncone (ranconum), arma in asta dal ferro assai complesso, derivato dalle comuni roncole d’uso agricolo [vedi foto 3]. Roncone italiano, 1480 c. - Collezione Privata (copyright M. Troso]

FOTO 3: Roncone, Italia 1480 c.;
collez. priv. [copyright M. Troso] 

.
Di un certo interesse sono quindi le protezioni per il corpo, rappresentate dalle coiracie e dal pectum ferreum delle quali si è poc’anzi ragionato, da due aderenti cervelliere (cervelerie) non più nuove (tales quales) a difesa della testa, da un gorzarino (corzarinus), sorta di collare in maglia di ferro a guardia della gola, da due tavolacci (tavolaci), semplici scudi in legno, e probabilmente da quel copum unum ferri che potrebbe forse intendersi (ma con qualche dubbio…) quale coppo di un vecchio elmo, secondo la consuetudine non rara di mantenere in uso anche elementi di non più fresca produzione.

La scorta alimentare nel caso di Ranzo non era poi delle più varie e si basava essenzialmente su un ragguardevole quantitativo di frumento, in grani (oltre 2500 kg!) ed in farina, nonché da qualche fava e da molto aceto.

Il mobilio, a meno di omissioni da parte del redattore dell’inventario, forse più interessato all’aspetto bellico della dotazione, parrebbe infine limitato ad un letto (lectera), corredato di un materasso (mataracium), e ad un mulino a mano (molendinum) per la macinazione del grano non stoccato in forma di farina.

La sensazione che si ricava in filigrana all’elenco inventariale, dunque, è quella di una struttura militare in piena attività, capace di un discreto volume di fuoco in caso d’attacco. La presenza delle bombardelle, in particolare, testimonia una certa attenzione da parte genovese all’aggiornamento delle dotazioni belliche e può essere assunta ad indice ulteriore di vitalità militare. Gli elementi d’armamento individuale potevano alla bisogna servire a munire almeno 3 difensori o ad integrare l’equipaggiamento dei professionisti inviati da Genova a presidio della fortificazione. La presenza del letto (verosimilmente indirizzato al castellano, perché ai soldati comuni dovevano toccare sistemazioni ben più precarie…), getta infine un po’ di luce sulla funzione residenziale dell’edificio, non solo centro di controllo militare del territorio, ma nondimeno luogo di vita quotidiana, la cui memoria giace ormai ridotta a radi muri sbrecciati ed alla lettera di pochi inventari scampati alla deriva dei secoli.

In ultima istanza, possiamo ancora osservare come nonostante questo inventario risalga ad almeno un quarantennio prima del nostro periodo di riferimento, il quadro generale non è troppo dissimile da una fortificazione della seconda metà del XV secolo, sulla scorta di altre fonti più prossime all’epoca ritratta dall’Associazione Culturale IMAGO ANTIQUA. A livello terminologico, infatti, si riconoscono i medesimi lemmi; se a mutare erano forma e stile dei manufatti, nell’asciutto linguaggio notarile di questi cambiamenti non si trova traccia.

Archivio di Stato di Genova, A.C. 338, c.XXVII v.

MCCCCXXIIII

Marcus de Confaroneriis de Cozio, castellanus roche Rancii, debet / dare pro munitionibus ei consignatis tam pro illustrissimo domino / domino .. duce Mediolani ac Ianue domino et cetera, quam pro magnifico comune Ianue / ut infra, videlicet:
Primo frumenti minas decem octo
Item farine frumenti rubia LIIII et libras VII
Item frumenti steria viginti quartaria III /et mutrum unum quod est in numero fabarum sive leguminum [nota 1]
Item bombardellas duas
Item balistas a bussola cum copertis sine manicis tres
pro suprascriptis balistis tribus, bussolas tres
Item balistam unam a gamba
Item balistas tres tales quales fractas
Item crochos novos IIIIor [nota 2]
Iter [nota 3] turnum unum bonum
Item alium turnum talem qualem
Item veretonorum pauci valoris capsiam unam cum dimidia
Item veretonos a turno LXVIII
Item coiracias tres pauci valoris
Item coiraciam unam bonam cum uno corzarino
Item enses duos tales quales
Item stocum unum
Item tavolacios duos
Item copum ferri unum
Item pectum ferreum unum
Item molendinum unum novum
Item cervelerias duas tales quales
Item pulveris bombarde libras octo
Item ranconum unum ferri bonum et pulcrum
Item lecteram unam
Item mataracium unum
Item balistas duas a turno cum suis manicis
Item de novo mezarolas acceti novem et quartinos XVII

[nota 1] a lato, tra le due righe, aggiunto “minus VII”

[nota 2] “or” sovrascritto su IIII

[nota 3] così nel testo

———

NOTA BENE – Il presente articolo è una riedizione opportunamente emendata di quanto già edito sulla rivista Anthia (2007).

Quotidiana34

Dopo il successo della scorsa edizione, il Comune di Vione (BS) e il CAI di Manerbio, nell’ambito delle inziative del Gruppo Terre Alte – Rifugi di Cultura 2016, hanno richiesto nuovamente il supporto di IMAGO ANTIQUA per offrire agli escursionisti e alla popolazione locale una giornata di full-immersion nel tardo Quattrocento, presso il Rifugio Case di Bles, a quota 2.080 metri.

Domenica 4 settembre 2016 saremo all’opera in diverse attività quotidiane ricorrenti, in tale secolo, nelle zone limitrofe al Tor dei Pagà (raccomandatissima la visita al sito archeologico medievale).

La nostra responsabile cucina sarà intenta nell’accensione del fuoco – ovviamente con esche, focaia e acciarino – e nella preparazione di un pasto frugale che i nostri ricostruttori storici consumeranno sul posto. Risponderemo inoltre con piacere a domande inerenti a cucina, abbigliamento, armi, strumenti ed altri accessori esposti e, se le condizioni meteo e di sicurezza lo consentiranno, daremo dimostrazioni di caricamento e tiro con la balestra.

Vi aspettiamo numerosi con le vostre famiglie!

Per informazioni e contatti:

info@imagoantiqua.it
info@comune.vione.bs.it
cai.manerbio@hotmail.com
Rifugio 366.4758502
Comune di Vione: 0364.94131

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Vivere un’esperienza venatoria di grande intensità, seguita da una meritata pausa in un ambiente di raffinata accoglienza. Attorniati dal tepore del camino, rigenerati da un pasto frugale seguito da momenti di gioco e di manutenzione delle armi da getto: più o meno così doveva svolgersi un giorno di “relax” presso il Casino di Caccia Borromeo a Oreno di Vimercate, nel Ducato di Milano di metà ‘400.

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Ringraziamo sentitamente il Conte Alessandro Borromeo per averci consentito di realizzare un analogo spaccato di vita quotidiana all’interno della sua splendida proprietà.

Più precisamente, la Ricostruzione Storica di IMAGO ANTIQUA (clicca per vedere tutte le foto) si è tenuta all’interno della torre di impianto trecentesco ubicata a nord-ovest del complesso della cosiddetta Corte Rustica, ampliata nel tardo XV secolo e legata alla famiglia dei De la Padella, come peraltro testimoniato da alcuni stemmi araldici “parlanti” che campeggiano sulle pareti interne, interamente affrescate entro la prima metà del secolo.

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Il rinvenimento di tali affreschi, ispirati al tema venatorio e dell’amor cortese, avvenne nel 1927 in modo del tutto casuale, ad opera del Conte Gian Carlo Borromeo, padre dell’attuale proprietario; i lavori di ripristino furono portati a termine sotto la direzione del Prof. Mauro Pelliccioli, dell’Accademia di Brera.

L’autore, tuttora ignoto, secondo buona parte della critica è da porre in stretta relazione con la corrente stilistica degli Zavattari e del Ciclo dei Giochi di Palazzo Borromeo a Milano (F. Wittgens, 1933).

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Chi desiderasse approfondire la storia del sito, può consultare la scheda curata dalla Regione Lombardia: RINVIO ALLA SCHEDA (cliccare)

Un set fotografico dedicato agli affreschi è stato realizzato da Andrea Carloni, Presidente di IMAGO ANTIQUA: RINVIO ALLE IMMAGINI (cliccare)

CONVEGNO INTERNAZIONALE
Rimini, 9-10-11 giugno 2016

Gli Antichi alla corte dei Malatesta.
Echi, modelli e fortuna della tradizione classica nella Romagna del Quattrocento.

 

LOCANDINA EVENTO

 

 

 

 

 

 

 

 

Mercoledì 8 giugno 2016, ore 21.15
Castel Sismondo (o, in caso di maltempo, Teatro degli Atti)

PROLOGO
Se con l’ale amorose del pensero

I fasti della Rimini malatestiana rivissuti attraverso le ballade di Guillaume Dufay, le liriche di Basinio Parmensis, Giusto de’ Conti ed altri insigni autori dell’entourage sigismondeo, declamate dai ragazzi del Liceo Ginnasio “G. Cesare” e “M. Valgimigli”, sotto la supervisione del Prof. Giovanni Cantarini (musiche) e della Prof.ssa Marinella De Luca (testi).

E’ in questo quadro che si inserisce la collaborazione prestata dall’Associazione Culturale IMAGO ANTIQUA: in data mercoledì’ 8 giugno p.v., presso il Castel Sismondo di Rimini, contribuiremo con ricostruzioni di oggettistica e mobilio ad allestire parte della scenografia, nella quale alcuni nostri membri saranno personalmente coinvolti come comparse, al fine di calare gli spettatori nella dimensione della vita curtense del tardo Quattrocento sotto la Signoria di Sigismondo Pandolfo, del quale si festeggeranno i 600 anni dalla nascita il prossimo anno.

L’evento farà da prologo al Convegno Internazionale dal titolo Gli Antichi alla corte dei Malatesta, organizzato dall’Università degli Studi di Bologna, con il patrocinio del Comune di Rimini e della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini, che dal 9 all’11 giugno p.v. vedrà l’intervento di illustri personalità del mondo accademico presso il Palazzo Buonadrata ed il Museo della Città.

Desideriamo ringraziare per questa preziosa opportunità di presentare il nostro lavoro sia il Prof. Federicomaria Muccioli che il Prof. Giovanni Cantarini, che hanno dimostrato fiducia ed interesse nelle potenzialità e sinergie offerte dalla Ricostruzione Storica.

Per ulteriori dettagli sull’evento vi invitiamo a prendere visione della locandina e del programma disponibili sul sito dell’Università di Bologna:

Link al SITO WEB – Università di Bologna
(vedi sez. “Documenti”, a destra)

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