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In data 30 marzo 2019 abbiamo realizzato, con grande soddisfazione generale, il progetto di varcare in abiti del Quattrocento le soglie quasi sacrali di un vero e proprio tesoro internazionale dell’architettura e della cultura umanistica, muovendoci al suo interno alla stessa maniera dei suoi originari avventori. Stiamo parlando dell’AULA NUTI presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena, patrimonio UNESCO dal 2005.

Oggi sappiamo per certo che, già in antico, essa fu frequentata anche da diverse donne, stando ai numerosi graffiti presenti su intonaco e banchi, recentemente oggetto di studi settoriali : tra i tanti, compaiono i nomi Zoanna, accompagnato dalla data 1478, e per ben 14 volte quello di Lucretia, con ogni probabilità identificabile in Lucrezia Borgia, che fonti consolidate riferiscono in transito a Cesena, assieme ad un folto seguito, il giorno 24 gennaio 1502. 

Grazie alla squisita cortesia della Dott.ssa Paola Errani, Responsabile Biblioteca Antica e Fondi Storici, che ci ha consentito di prelevare e visionare dal vivo, direttamente sui plutei lignei, una selezione di preziosi manoscritti e codici miniati, abbiamo assaporato momenti di integrale abbandono nell’atmosfera del tardo XV secolo.

Era la prima volta che una simile opportunità veniva concessa ai praticanti della Ricostruzione Storica. Poichè sarebbe stato limitativo viverla in pochi, abbiamo deciso di condividerla con altri reenactors di lunga data, che hanno collaborato al nostro fianco con encomiabile disponibilità e dedizione.
A ciascuno di loro va il tributo di riconoscenza di tutta IMAGO ANTIQUA!

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Organizzazione evento: Ass. Cult. IMAGO ANTIQUA


PARTECIPANTI

Imago Antiqua
Silvia Ballabio
Andrea Carloni
Marco Vignola

I Fanciulli e la Corte di Olnano
e Compagnia dell’Istrice

Alberto Antonelli
Daniele Fabbri
Ettore Pazzini

Singoli re-enactors
Ylenia Borgonovo
Alessio Orlandi
Renzo Semprini

Ringraziamo sentitamente anche la Compagnia di San Martino, nelle persone di Filippo Vannini ed Erika Tamburini, per il prestito di alcuni capi d’abbigliamento utilizzati per l’occasione.

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Uno slideshow dedicato all’evento da noi organizzato è stato inserito nella “Storia per immagini” realizzata nel maggio 2020 dalla Dott.ssa Carla Rosetti, contributo che intende ripercorrere tappe e personaggi salienti legati alla Biblioteca Malatestiana:

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La Biblioteca di Malatesta Novello, Signore di Cesena

di Paola Errani
Responsabile Biblioteca Antica e Fondi Storici

Articolo specificamente realizzato per IMAGO ANTIQUA

Alla metà del Quattrocento, sotto la signoria di Malatesta Novello, Cesena conosce un momento di straordinario splendore artistico e culturale, che culmina nel grande cantiere della Biblioteca.

La sua fondazione si deve alla volontà congiunta di Malatesta Novello, signore di Cesena dal 1433 al 1465, e dei frati francescani, che avevano in animo di costruire una biblioteca ad uso del loro Studium, attivo già da decenni, e che per questo scopo avevano ottenuto dal papa Eugenio IV il permesso di utilizzare un lascito testamentario. Dal 1450 è documentato l’intervento di Malatesta, che fa erigere una splendida sala all’interno del convento in cui alloggiare la biblioteca, monumento perenne per sé, la sua famiglia ma anche per la città.

L’edificio è opera del fanese Matteo Nuti, Dedalus alter, come si legge nell’epigrafe posta a lato della porta d’ingresso, ma una suggestiva ipotesi attribuisce il progetto architettonico a Leon Battista Alberti, che negli stessi anni in cui viene eretta la Malatestiana si trova a Rimini, alla corte di Sigismondo Malatesta, fratello di Malatesta Novello, per il quale edifica il Tempio malatestiano.

Terminati i lavori nel 1452, la biblioteca viene “inaugurata” ufficialmente “a dì 15 d’agosto 1454”, data che si legge incisa sulla splendida porta lignea d’ingresso, che reca gli stemmi malatestiani e il nome dell’intagliatore, Cristoforo di San Giovanni in Persiceto.

Al di sopra della porta, inserito nel timpano, campeggia il bassorilievo dell’elefante, emblema dei Malatesti, con il motto Elephas Indus culices non timet (L’elefante indiano non teme le zanzare).

Dal punto di vista architettonico la Malatestiana si ispira al modello realizzato da Michelozzo a Firenze nella biblioteca di San Marco voluta da Cosimo de’ Medici: la sala presenta una pianta basilicale, suddivisa in tre navate da due file di dieci colonne ciascuna, ed è illuminata da ventidue finestrine su ogni lato e da un rosone sulla parete di fondo, che distribuiscono uniformemente la luce.

Stemmi malatestiani sono presenti nel plutei e sui capitelli, e il nome di Malatesta Novello ritorna nell’iscrizione inserita nel pavimento in ogni campata, accompagnato da quel dedit (diede), che rinnova la memoria del donatore.

Nelle navate laterali due file di 29 plutei ciascuna, contengono i libri, che sono il fondamento della Biblioteca.

Malatesta Novello integra il preesistente fondo conventuale, costituito nel suo complesso già nel Trecento e comprendente le Sacre Scritture, testi di teologia e di filosofia, raccolte enciclopediche, con i manoscritti prodotti nello scriptorium da lui fondato. Scriptorium che nell’arco di vent’anni circa (dal 1446 al 1465) produce 126 codici con le opere dei classici greci e latini e dei Padri della Chiesa. La biblioteca viene completata dalla raccolta di 119 codici donata dal medico del Novello, Giovanni di Marco da Rimini, comprendente testi di medicina, astronomia, scienze naturali, ed è arricchita dagli acquisti fatti dal Novello di codici greci ed ebraici.

Già la scelta linguistica qualifica l’idea di biblioteca che Malatesta Novello voleva realizzare: nella raccolta entrarono solo volumi in latino, greco, ebraico, la cui presenza dà espressione concreta a quel concetto delle tre lingue che è motivo essenziale della cultura del Rinascimento. La raccolta quindi realizza compiutamente la cultura, i gusti, le passioni di questo principe del Quattrocento, che si ispira ai canoni della civiltà umanistica.

L’interesse universale della Malatestiana è ribadito dalla scelta di destinare la raccolta ad uso pubblico sotto il controllo delle autorità cittadine. E quindi la Malatestiana pur essendo nata come “libraria Domini”, biblioteca signorile, per essere stata affidata dallo stesso Malatesta Novello al Comune e destinata ad uso pubblico, diventa una delle più antiche biblioteche pubbliche d’Europa. Alla municipalità sono affidate dal principe la cura e la tutela della biblioteca, anche se il custode bibliotecario è scelto tra i frati del convento: di questa doppia custodia sono simbolo le due chiavi con cui si apre la porta, e che furono conservate sino alla fine del Settecento ciascuna presso le due istituzioni. Ora le chiavi sono entrambe custodite presso la Biblioteca.

Il vigile controllo esercitato dal Comune nei secoli è uno dei principali fattori che hanno determinato la straordinaria conservazione della biblioteca in tutti i suoi elementi, permettendole di superare indenne la fine della dominazione dei Malatesti, la soppressione in età napoleonica del convento francescano che la ospitava, e tanti altri momenti difficili della sua storia.

Mentre collezioni anche più importanti sono andate disperse nel corso del tempo, ancora oggi i 340 codici sono al loro posto come cinque secoli fa, legati ai banchi dalle loro catenelle quattrocentesche, né è mutata la loro disposizione.

Oggi l’antica ‘libraria’ è inglobata nella biblioteca moderna, di cui costituisce la radice e l’anima, espressione perenne della volontà di Malatesta Novello di dare alla sua città una biblioteca pubblica. La Malatestiana è il maggior motivo d’orgoglio per Cesena ed è un simbolo amato con eccezionale fedeltà dai cesenati: l’iscrizione della Biblioteca nel Registro della Memoria del Mondo, avvenuta nel 2005, rafforza in particolare il senso di responsabilità della città nei confronti di questo patrimonio, e l’impegno nel conservarlo e valorizzarlo, e a renderlo sempre più accessibile e fruibile alla collettività.