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Il prossimo 19 giugno sarà una data speciale a Rimini: nell’imponente cornice offerta da CASTEL SISMONDO, il Comune ha chiamato a raccolta tutta la cittadinanza per esprimere grande giubilo e orgoglio di appartenenza alla città, in occasione dei 600 anni trascorsi dai natali del suo illustre Mecenate e Condottiero, Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468).

Le Associazioni Culturali locali IMAGO ANTIQUA e COMPAGNIA DI S. MARTINO, entrambe specialiste nel Tardo Quattrocento, saranno impegnate nell’aprire le celebrazioni con la presenza dei rispettivi Ricostruttori Storici, dando il via ad una serie di eventi che copriranno un arco temporale di oltre un anno, fino al 550° dalla morte del Signore di Rimini (9 ottobre 2018).

Scopri i dettagli sul sito ufficiale del Comune di Rimini: CLICCA QUI

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Alcuni scatti realizzati durante l’evento: 

Rimini1  Rimini3  Rimini2      Rimini4   Riimini5

 

Abbiamo il piacere di annunciarvi che il nostro membro Marco Vignola ha appena dato alle stampe, per i tipi di Edizioni dell’Orso, una pubblicazione di argomento oplologico che svela nuovi scenari in tema di marchi fabbrili e produzione di armature di piastre nella Milano del Tardo Medioevo.

Copertina

Di seguito l’abstract presente sul sito dell’editore (www.ediorso.it):

La produzione delle armature a Milano rappresentò per secoli una delle eccellenze cittadine, ponendosi ai vertici europei per qualità costruttiva ed eleganza formale. Sebbene rimangano ben poche fonti a testimoniare il lungo iter delle fabbriche milanesi verso simili vette, è comunque indiscutibile che questi ateliers tra Trecento e Cinquecento scrissero una pagina indelebile nella storia degli armamenti, stimolando fin dal XIX secolo l’interesse di una vasta platea di studiosi. Un nodo tuttavia si è sempre dimostrato difficile da sciogliere: come identificare i prodotti di queste officine e come distinguerli da quelli di altre città? A un simile quesito solo la decifrazione dei marchi impressi sulle piastre ha potuto offrire una risposta, nella speranza di attribuire un autore ai capolavori di arte fabbrile dispersi tra le collezioni pubbliche e private. Tali tentativi non sempre si sono rivelati fruttosi, specie per la poca documentazione scritta e iconografica disponibile, indispensabile per una contestualizzazione degli esemplari superstiti. Questo lavoro, pertanto, nasce con l’intenzione di ritornare sulla vexata quaestio attributiva, offrendo nuovo materiale ai ricercatori e facendo il punto sulle teorie fino ad oggi ventilate. Alla prefazione storica e al catalogo delle marche, infine, è stata aggiunta un’ampia appendice iconografica commentata, legata al testo ma in una certa misura indipendente, per meglio schiudere le porte della disciplina oplologica alla platea più ampia dei “non addetti ai lavori”.

CLICCANDO QUI puoi leggere un breve curriculum vitae dell’autore.

Complimenti vivissimi a Marco, a nome di tutta IMAGO ANTIQUA!

Per coloro che si dedicano al Living History, una buona ricostruzione non può prescindere da uno studio accurato del contesto nel quale i soggetti in abito (reenactors) ed i singoli manufatti da questi utilizzati (repliche) si trovano collocati. Tale modus operandi dovrebbe essere mantenuto anche quando si tratti di oggetti considerati da alcuni poco significativi, se non addirittura trascurabili.

E’ per questo motivo che, nell’accingerci ad impiegare anche un semplice – ed apparentemente banale – attrezzo come le forbici, ci siamo preliminarmente posti il problema di identificarne le tipologie note nel XV secolo, nostra epoca di riferimento, analizzandone la specifica destinazione d’uso e le varianti riscontrabili nelle diverse situazioni da noi rappresentate.
Per un primo 
inquadramento generale, anche in prospettiva diacronica, riportiamo di seguito un intervento di Andrea Carloni, Presidente IMAGO ANTIQUA, sul forum di Villaggio Medievale (vedi il post originale – Mod. BARTOLO):

«[…omissis…dal punto di vista della cultura materiale, è necessario distinguere tra FORBICI in senso stretto, insistenti su un perno centrale […omissis…e CESOIE a pressione, consistenti di due lame non imperniate ma connesse alla base da una barra metallica ovalizzata che, opportunamente sagomata e temprata, consente di mantenerle distanziate in fase di riposo (per intenderci: quelle ancora usate dai nostri nonni per la tosatura degli ovini o per la potatura).
Sembra che le forbici a perno non fossero conosciute nell’antichità classica. Devono comunque aver fatto la loro comparsa subito dopo, in quanto esemplari sono stati casualmente rinvenuti nell’Europa nord occidentale lungo tutto il Medioevo. Il vecchio catalogo del London Museum riferisce che un paio fu ritrovato tra le inumazioni secondarie di epoca sassone pertinenti ad un tumulo sito a Driffield (Yorkshire, Inghilterra); un altro reperto è emerso in un tumulo a Pibrac (Haute Garonne), in una sepoltura franca (Musée S. Raymond, Toulouse). Un terzo paio, con tracce di intarsio in argento e rinvenuto in una tomba femminile a Tuna (Svezia), è stato datato all’800-850 grazie ad alcune monete islamiche associate; un quarto paio è stato trovato a Lastours, nei pressi di Mourat, in associazione con alcuni oggetti del XI-XIII secolo (Museo di Aurillac).
I reperti sembrano portare alla conclusione (provvisoria, come sempre!) che le forbici a perno siano in uso con una certa ricorrenza solo a partire dal XIII-XIV secolo in poi e che apparizioni in epoca precedente al XIII siano da ascrivere a episodi di importazione casuale dal mondo bizantino o islamico. E’ un fatto assodato, in ogni caso, che le forbici (intendo a perno, ma ormai dovrebbe essere sottinteso) non fossero un oggetto comune nel Medioevo, diversamente dalle cesoie, che appaiono normalmente nell’uso domestico; l’uso stabile delle forbici pare iniziare dai primi anni del 1500 (cfr. ritratti eseguiti da Holbein, uno del 1528 con soggetto Niklaus Kratze, astronomo, ed uno del 1532 con soggetto Georg Gisze, mercante).
Abbandonando il campo archeologico e accostandoci a quello simbologico si può affermare che le forbici sono perlopiù associate al commercio. Restando in area anglosassone, si possono vedere incise sulla lastra tombale di un guantaio duecentesco nella St. John’s Church di Chester. Monumenti similari, ma con dipinti di cesoie, si trovano a Bakewell, nel Derbyshire, databili con certezza ad un epoca anteriore al 1260. Un paio di forbici appare anche sulla placca commemorativa di Thomas Fortey e William Socors, lanaioli e sarti, a Northleach, Gloucestershire, 1447. Tralascio altri esempi per non rischiare di tediare i lettori…
Nel Medioevo il barbiere utilizzava ordinariamente le cesoie, come si può evincere osservando le frequenti rappresentazioni di Sansone e Dalila, ricorrenti almeno fino al primo ‘600. Mentre nel XVI secolo pare che cesoie e forbici venissero usate indiscriminatamente per il taglio dei capelli, almeno due esempi di forbici da barbiere possono essere citati per il secolo precedente: un paio si trova nel retroaltare delle SS. Chiara e Margherita nel Museo di Arte Catalana di Barcellona (1450 c.), un altro nel dipinto di Sansone e Dalila su un cassone realizzato da F. Morone a Milano»
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Cfr. Cat. London Museum medieval catalogue 1940, Anglia Publishing, Ispwich (1993), pp. 150-158

Nel caso dell’Italia, i rinvenimenti di scavo sembrano indicare che a partire dal XIV sec. il numero delle cesoie decresca in favore delle forbici. E’ utile riflettere sul fatto che il fattore della lunghezza è fondamentale: più i “bracci” (parti non taglienti) sono estesi, più la forza esercitata è maggiore. Allo stesso modo, “taglienti” più lunghi favoriscono una maggiore precisione.
Cfr. F. ZAGARI, Il metallo nel Medioevo. Tecniche, strutture, manufatti (coll. “Tardo Antico e Medioevo. Studi e strumenti di archeologia”, 2), Fratelli Palombi, Roma (2005), p. 132

Tralasciando la tosatura animale e la tonsura (taglio dei capelli), in quanto attività nelle quali finora non ci siamo cimentati, possiamo individuare almeno altri tre tipi di scenari quotidiani nel quale l’uso di cesoie e forbici risulta ben radicato nel Tardo Medioevo europeo.
Offriamo di seguito una breve rassegna composta da iconografie coeve, immagini di reperti originali (in alcuni casi presenti nelle nostre collezioni), testimonianze scritte e repliche basate sulla interpolazione delle fonti predette.
Lungi da ogni pretesa di esaustività, l’intento è quello di essere di stimolo ad ulteriori approfondimenti del lettore.

1. Cucito, ricamo e affini
L’iconografia bassomedievale ci mostra una netta prevalenza di cesoie per lo svolgimento di queste incombenze, tipicamente femminili ma praticate anche da giovani garzoni nelle botteghe artigianali.
Nonostante certo “gigantismo” con il quale esse sono talvolta ritratte, probabilmente per renderle maggiormente visibili all’osservatore (si veda, ad esempio, il folio 103v del MS Latin 9333, BnF), una grande quantità di originali rinvenuti, perlopiù databili al XIV e XV secolo, sono di dimensioni ridotte, in linea con la loro destinazione d’uso.

Affresco di Del Cossa, "Il Trionfo di Minerva", 1476-1484, Palazzo Schifanoia di Ferrara

Affresco di F. Del Cossa, “Il Trionfo di Minerva”, 1476-1484, Palazzo Schifanoia di Ferrara (fonte: www.wga.hu)

MS 15277, folio 15v, British Library; Vecchio Testamento, Esodo, XV sec.

MS 15277, folio 15v, British Library; Vecchio Testamento, Esodo, XV sec. (fonte: www.bl.uk)

MS Latin 9333, folio 103v, BnF; Ibn Butlan, "Tacuinum Sanitatis", prima metà XV sec

MS Latin 9333, folio 103v, BnF (dett.); Ibn Butlan, “Tacuinum Sanitatis”, prima metà XV sec (fonte: www.gallica.bnf.fr)

 

 

 

 

 

 

 

A dimostrazione di ciò, è possibile consultare l’archivio online del Museo di Londra: CLICCA QUI  [sito attivo il 09/05/2017].

Nelle proprie collezioni IMAGO ANTIQUA annovera due piccole cesoie originali.
La prima [1] è un reperto fluviale del pieno Quatrocento, lungo 10,8 cm e proveniente dall’Inghilterra; presenta un decoro a minuscole tacche, documentabile anche nei reperti inglesi sopra citati (cfr. inv. A2812 e inv. 8023 presso il London Museum).
L’altra cesoia [2], di foggia più tradizionale, è databile al XIV-XV sec ed è stata rinvenuta in uno scavo presso Dordrecht, nei Paesi Bassi; la lunghezza è in questo caso di 9,5 cm. Per le nostre ricostruzioni impieghiamo una replica morfologicamente molto simile a quest’ultima.

Originali dalla collezione di Andrea Carloni

Originali dalla collezione personale di Andrea Carloni

Replica di cesoia da rammendo e cucito

Replica

 

 

 

 

 

 

2. Vendita di tessuti e lavori sartoriali
In questo caso l’iconografia denota un utilizzo di cesoie così come di forbici, entrambe con la caratteristica di possedere taglienti piuttosto ampi e robusti, di lunghezza variabile, il tutto in funzione della resistenza offerta dalla trama e pesantezza dello specifico tessuto trattato, oltre che, verosimilmente, delle preferenze del singole operatore.

Cristo della Domenica, 1490 c., affresco presso il Santuario dell'Icona-Passatora (S. Maria-delle Grazie), Loc. Ferrazza di Amatrice. prov. Rieti (fonte: Andrea Carloni, Flickr)

Cristo della Domenica, 1490 c., affresco presso il Santuario dell’Icona Passatora (S. Maria-delle Grazie), Loc. Ferrazza di Amatrice. prov. Rieti (fonte: Andrea Carloni, Flickr)

Amb. 317.2°, folio 74 verso (Mendel I), 1452; Mendelschen Hausbuch, Stadtbibliothek Nürnberg (fonte: www.nuernberger-hausbuecher.de)

Amb. 317.2°, folio 74 verso (Mendel I), 1452; Mendelschen Hausbuch, Stadtbibliothek Nürnberg (fonte: www.nuernberger-hausbuecher.de)

Sarto, affresco presso il Castello di Issogne, prov. Aosta

Affresco del tardo ‘400, presso il Castello di Issogne, prov. Aosta (fonte: testo AA.VV., “Il costume al tempo di Pico e Lorenzo il Magnifico”, Ed. Charta, p. 76)

 

 

 

 

 

 

 

 

Nei nostri eventi didattici proponiamo spesso la figura del mercante di panno, dotato di due repliche di forbici a perno, in ferro forgiato a mano. Una di grandi dimensioni (28 cm circa), con taglienti piuttosto tozzi e panciuti, è adatta per le lane follate, il feltro ed altri tessuti di grosso calibro che richiedono un certo sforzo per essere recisi; impieghiamo anche una seconda forbice, più ridotta e con taglienti sagomati in punta, maggiormente idonei al “taglio per scorrimento”, praticabile su stoffe più finemente tramate e cedevoli come lino, seta e cotone.

Replica di forbice

Replica 1

Replica di forbice

Replica 2

 

 

 

 

 

 

3. Taglio di carta e pergamena per scrittura
L’esercizio della scrittura richiedeva di predisporre adeguatamente un supporto cartaceo o membranaceo, ritagliandolo delle misura desiderata. Occorreva buona precisione durante il taglio, in modo da ottenere margini netti e regolari: questo lavoro era svolto al meglio da forbici a perno di medie dimensioni, dotati di “occhielli” tondi ed avvolgenti, ideali per assicurare ulteriore controllo e stabilità della mano rispetto ad altre tipologie.
Nella dotazione standard di scribi, copistinotai ed in genere di coloro che, per necessità o mestiere, dovevano formare filze di dimensione variabile, le forbici erano quindi uno strumento fondamentale ed è per questo che le fonti ci testimoniano spesso la loro presenza.

Gabriel Malasskircher, "S. Matteo Evangelista", 1478; Museo Thysson-Bornemisza, Madrid (fonte: www.museothyssen.org)

Gabriel Malasskircher, “S. Matteo Evangelista”, 1478; Museo Thysson-Bornemisza, Madrid (fonte: www.museothyssen.org)

D. Ghirlandaio, "San Girolamo nel suo studio", 1480; Chiesa di Ognissanti, Firenze  (fonte: Wikipedia)

D. Ghirlandaio, “San Girolamo nel suo studio”, 1480; Chiesa di Ognissanti, Firenze (fonte: Wikipedia)

Autore Anonimo, "San Girolamo nel suo studio", 1470 c.; Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam (fonte: www.collectie.boijmans.nl)

Autore Anonimo, “San Girolamo nel suo studio”, 1470 c.; Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam (fonte: www.collectie.boijmans.nl)

 

 

 

 

 

 

 

Come si può vedere nelle immagini di cui sopra, gli scrittoi e le pennarole (contenitori in corame contenenti il set da scrittura) di Evangelisti e Padri della Chiesa, soggetti ritratti con grande frequenza per tutto il Medioevo ed in maniera massiccia nel Quattrocento, mostrano spesso le forbici. Anche i regesti, del resto, ne recano traccia: è il caso di «una penarola de chore negro fornida de forbixine, brochaio, temperaduro e chalamaro, con uno chordone de seda rossa de grana chon dui fiochi», citata nel Conto de’ debitori del Guardaroba Ducale Estense (1442).
Cfr. Arch. St. Modena, Camera Ducale Estense, Amministrazione della Casa, Guardaroba, rg. 4, folio 44; in G. TRENTI, Voci di terre estensi. Glossario del volgare d’uso comune (Ferrara-Modena) da documenti e cronache del tempo secoli XIV-XVI, Fondazione di Vignola, Vignola (2008), p. 407 (voce glossario)

La replica da noi utilizzata è assimilabile nella foggia alle raffigurazioni predette, così come ad un originale genericamente datato al Tardo Medioevo, emerso presso l’Abbazia di Vadstena in Svezia, nella provincia di Östergötland.

Forbici originali, rinvenute presso Abbazia di Vadstena, prov. di Östergötland, Svezia [fonte: www.mis.historiska.se]

Forbici originali, rinvenute presso Abbazia di Vadstena, prov. di Östergötland, Svezia [fonte: www.mis.historiska.se]

Replica di forbici da scriba

Replica

 

 

 

 

 

 

 

Articolo di ANDREA CARLONI (2017)

Lezione1

In data giovedì 6 aprile u.s. si è svolta un’iniziativa di didattica storica presso la corte del Castello di San Cristoforo, nell’Alto Monferrato.

Sotto la supervisione e cura dell’archeologo Dott. Marco Vignola, nostro membro, i bambini delle Scuole Elementari di Francavilla Bisio e San Cristoforo (AL) sono stati introdotti alla figura del guerriero e dell’assetto bellico del Tardo Medioevo.

Di Davide Papalini - Opera propria, CC BY-SA 3.0, Wikimedia

By Davide Papalini (CC BY-SA 3.0, Wikimedia)

La prima parte di questo appuntamento, oltre alla visita guidata del complesso fortificato, è consistita in una lezione in abito quattrocentesco, volta ad illustrare l’equipaggiamento del balestriere, figura fondamentale nella difesa del castello che ha fatto da sfondo all’azione, entrato nell’orbita dei Visconti-Sforza dopo la Pace di Lodi (1454).

Tiro balestra

Il nostro Marco Vignola impegnato in un tiro dimostrativo

La seconda parte della mattinata ha invece rappresentato un momento di confronto più convenzionale, con la proiezione di alcune slides sull’evoluzione dell’armamento medievale tra XII e XV secolo, con un taglio sempre attento al livello scolastico della platea.

Lezione2

Per coinvolgere maggiormente gli alunni, sono stati offerti loro alcuni manufatti originali da maneggiare liberamente (un ginocchiello del tardo XV secolo, un gorzarino in maglia, una palla di bombardella etc.) oltre ad alcune repliche realizzate con la giusta precisione filologica.

Collare in cotta di maglia e lama di batticulo (originale)

Collare in cotta di maglia e lama di batticulo (originali)

Ginocchiello (originale)

Ginocchiello (originale)

La giornata è stata possibile grazie all’interessamento delle maestre dei due plessi scolastici, del Comune di San Cristoforo (che ha gentilmente prestato la sua sala conferenze) e dell’Ing. Andrea Scotto, storico locale e “anima” dell’evento.

Per organizzare iniziative di didattica medievale simili a questa, inviateci una email: info@imagoantiqua.it

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Domenica 9 aprile p.v. una piccola delegazione di IMAGO ANTIQUA sarà presente con i banchi di mercatura dell’armaiolo e del rigattiere di abiti usati all’evento storico multiepoca Le Vie del Tempo, nel centro di Crevalcore (BO).

Siamo lieti di rappresentare il periodo del tardo XV secolo in questa manifestazione a scopo benefico, promossa dalle Associazioni “La Compagnia d’Arme delle 13 porte” e “I sempar in baraca”: nella città emiliana che ci ospiterà, violentemente colpita dal terribile sisma del 2012, si vuole portare, oltre all’amore per la Storia, anche un gesto tangibile di solidarietà alla cittadinanza, offrendo al pubblico una rivisitazione di varie epoche, dalla Preistoria alla II Guerra Mondiale.

Ciò avverrà a titolo interamente gratuito da parte di tutti i rievocatori partecipanti, tramite l’allestimento di banchi didattici, dimostrazioni, esibizioni ed altre iniziative culturali, a cura di oltre 35 entità nazionali operative nel campo del Living History (Storia Viva).

In piena linea con lo spirito dell’iniziativa, anche l‘ingresso da parte dei visitatori è libero.

Vi invitiamo a leggere dettagli e programma direttamente sul sito web dell’evento: CLICCA QUI

Isotta

Erano presenti quasi 200 spettatori al “Cinema Settebello” di Rimini, l’8 Marzo scorso, all’evento Nel Segno di Isotta, organizzato dalla giornalista Manuela Fabbri in collaborazione con l’Associazione Culturale IMAGO ANTIQUA e Bookstones Edizioni (leggi il programma QUI).

Limitandoci a riassumere i soli momenti relativi alla celebrazione della figura di Isotta degli Atti (1432/33 – 1474), prima amante e poi moglie di Sigismondo Pandolfo Malatesta, possiamo dire di aver assistito ad uno dei più appassionanti dibattiti tenutisi dal vivo negli ultimi anni: gli studiosi Oreste DeluccaPiero Meldini ed Elisa Tosi Brandi hanno dato lustro alla nobile riminese, rispolverando i tratti salienti della sua personalità, aggiungendo curiosità e aneddoti talvolta inediti.

 

Oreste Delucca (sn) e Piero Meldini (dx).

Oreste Delucca (sn) e Piero Meldini (dx).

Il dibattito, con Isotta all'estrema destra

Il dibattito, con Isotta all’estrema destra

Da sinistra: Manuela Fabbri, Elisa Tosi Brandi e Ilaria Balena

Da sinistra: Manuela Fabbri, Elisa T. Brandi e Ilaria Balena

 

 

 

 

 

 

Si è tentato anche di recuperare la dimensione intimistica, legata al vivere quotidiano, rendendo più concreta e vicina la sua figura di donna intelligente, arguta e sempre dignitosamente presente a se stessa, anche di fronte ai tradimenti perpetrati da Sigismondo con altre spasimanti, pur nella ossequiosa deferenza al medesimo, in quanto Signore di Rimini. Lo si è fatto prevedendo sul palco la presenza di Silvia Ballabio, Segretario di IMAGO ANTIQUA, ad impersonare idealmente Isotta, in indumenti tipicamente in uso nella metà del 1400, accompagnata da un levriero, cane molto amato dai Malatesta, ritratto anche da Piero della Francesca nel Tempio di Rimini.
Il flauto di Emanuela Di Cretico ha aggiunto il giusto carico di pathos!

Isotta-Silvia 1

Nella fattispecie, Silvia indossava una ricostruzione di “gamurra” (veste) e di “pellanda” (sopravveste); il mobilio consisteva di un tavolo su trespidi con motivi a gotiche ed un sedile “a tenaglia”, tipologie ben attestate nel XV secolo. Su quest’ultimo è stato adagiato un leggio in legno d’acero finemente intagliato, ricostruzione tratta dall’opera “S. Girolamo nel suo studio” di Jan Van Eyck, datata al 1435 circa, esposta al Detroit Institute.
Nelle mani Silvia-Isotta reggeva la replica di un manoscritto cartaceo databile al tardo XV secolo, con piatto di coperta in pergamena e legatura membranacea con corregge in cuoio, il cui modello di base è rappresentato da un quaternus conservato presso l’Archivio di Stato di Firenze (ASFi, Carte Strozziane, II 14).

Silvia-Isotta 2      Silvia-Isotta 3

Silvia ha declamato, nel volgare originale, una missiva del 21 dicembre 1454 indirizzata a Sigismondo.
Trattasi di un documento rinvenuto nell’Archivio di Stato di Siena, indicatoci dall’instancabile “cacciatore di fonti” Oreste Delucca, che di seguito riproponiamo nella sua interezza:

 «Signore mio, e’ ò rezevuta vostra letera, per la qualle la V. S. me sagramenta che vui me volitti melio che mai. Zerto, signore mio, e’ ve llo credo; e piui chiara e zerta seria de talle sagramento, se se ponesie fine a quella chossa che senpre me tene arabiatta; anchora piui seria zerta del vostro sagramento. A quela parte de quello che la V. S. desidra piui che me, e’ domando de grazia alla V. S. quando in tuto in tuto non lo disidrasti, che per mio amore, voliando la V. S. la mia vitta e ripossio, lo disidratti e a ziò diatti vero spazamento piui presto che vui posetti. Alla parte che la V. S. me scrive ch’io non dovea respondere chossì a vostra lettera chome persona che sta sempre in su l’avixio e geloxia de vui, veni a savere de uno zerto tradimento che me aveva fatto la V. S., zoè de la filiuola del signore G.°; tra quello e lle altre mie pasione me parea dirne uno puocho in quello scrivere chon la V. S.; perziò la mia lettera ve parssie uno puocho bruscha. A quella parte che la V. S. dixie de non me scrivere piui, quando e’ vitti detta parte e’ dissii: mo non me mancha piui niente a esere intieramente malle chontenta! Perrego la V. S., se me amati intieramente chome vui dixitti, non me retiniatti quella chosa, che è mio grande chontentamento, zioè ‘l scrivere. Non posendo vedere la V. S., che almancho e’ vegia vostre lettere; voliatti avere chompasione a mi poveretta. El nostro Malatesta sta bene e à rezevuto de una bonitisima volia el chavallo. Tuti i altri nostri filiuolli e filiuole stano bene. Altro per questa. Mille fiatte me recomando a la V. S. Datta adì xxj de dexenbre.                                         De la V. S. serva Yxotta Ariminesse».

Come annunciato da Ilaria Balena nel corso della serata, lo stesso Oreste Delucca sta per dare alle stampe, per i tipi di Bookstones Edizioni, il libro Isotta degli Atti. L’amore e il potere (per saperne di più, clicca QUI).

 

Il pubblico in sala

Il pubblico in sala

Silvia Ballabio (Isotta) e Oreste Delucca

Silvia Ballabio (Isotta) e Oreste Delucca

Il tavolo di Bookstones Edizioni nel foyer

Il tavolo di Bookstones Edizioni nel foyer

 

 

 

 

 

 

Ringraziamo sentitamente Manuela Fabbri per l’opportunità offertaci di prendere parte attiva a questo particolarissimo evento, che ci ha consentito di metterci alla prova in un contesto diverso da quello a noi usuale.

Ass. Cult. IMAGO ANTIQUA
Il Presidente – Andrea Carloni

 

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E’ con grande soddisfazione che segnaliamo un prezioso saggio nel campo dell’analisi storico-iconografica del XV secolo, al quale l’Associazione Culturale IMAGO ANTIQUA ha contribuito con alcune immagini scattate durante un allestimento ambientale effettuato all’interno del sito oggetto di studio:


Università degli Studi di Milano – Facoltà di Studi Umanistici

Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali; anno accademico 2015-2016

Il ciclo pittorico del Casino di Caccia Borromeo a Oreno di Vimercate

Tesi di Laurea di SOFIA REDAELLI

 

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L’intero set fotografico, ritraente i membri IMAGO ANTIQUA in azione, è visualizzabile cliccando QUI

Cogliamo l’occasione per congratularci con la Dott.ssa Redaelli, ringraziandola per l’interesse e l’apprezzamento riposto nel nostro lavoro, augurandole una carriera ricca di soddisfazioni ed il pieno raggiungimento dei propri obiettivi professionali.

Ricordiamo a chi ci segue che per la nostra Associazione questa è la seconda esperienza ricostruttiva confluita in una pubblicazione scientifica: in precedenza, infatti, avevamo offerto la nostra collaborazione alla Dott.ssa Manuela Ruggeri dell’Università di Genova, per il progetto di recupero dell’antico Monastero di Mezzano Scotti, in provincia di Bobbio (PC).
Per affrofondimenti, cliccare QUI

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