Per coloro che si dedicano al Living History, una buona ricostruzione non può prescindere da uno studio accurato del contesto nel quale i soggetti in abito (reenactors) ed i singoli manufatti da questi utilizzati (repliche) si trovano collocati. Tale modus operandi dovrebbe essere mantenuto anche quando si tratti di oggetti considerati da alcuni poco significativi, se non addirittura trascurabili.
E’ per questo motivo che, nell’accingerci ad impiegare anche un semplice – ed apparentemente banale – attrezzo come le forbici, ci siamo preliminarmente posti il problema di identificarne le tipologie note nel XV secolo, nostra epoca di riferimento, analizzandone la specifica destinazione d’uso e le varianti riscontrabili nelle diverse situazioni da noi rappresentate.
Per un primo inquadramento generale, anche in prospettiva diacronica, riportiamo di seguito un intervento di Andrea Carloni, Presidente IMAGO ANTIQUA, sul forum di Villaggio Medievale (vedi il post originale – Mod. BARTOLO):
«[…omissis…] dal punto di vista della cultura materiale, è necessario distinguere tra FORBICI in senso stretto, insistenti su un perno centrale […omissis…] e CESOIE a pressione, consistenti di due lame non imperniate ma connesse alla base da una barra metallica ovalizzata che, opportunamente sagomata e temprata, consente di mantenerle distanziate in fase di riposo (per intenderci: quelle ancora usate dai nostri nonni per la tosatura degli ovini o per la potatura).
Sembra che le forbici a perno non fossero conosciute nell’antichità classica. Devono comunque aver fatto la loro comparsa subito dopo, in quanto esemplari sono stati casualmente rinvenuti nell’Europa nord occidentale lungo tutto il Medioevo. Il vecchio catalogo del London Museum riferisce che un paio fu ritrovato tra le inumazioni secondarie di epoca sassone pertinenti ad un tumulo sito a Driffield (Yorkshire, Inghilterra); un altro reperto è emerso in un tumulo a Pibrac (Haute Garonne), in una sepoltura franca (Musée S. Raymond, Toulouse). Un terzo paio, con tracce di intarsio in argento e rinvenuto in una tomba femminile a Tuna (Svezia), è stato datato all’800-850 grazie ad alcune monete islamiche associate; un quarto paio è stato trovato a Lastours, nei pressi di Mourat, in associazione con alcuni oggetti del XI-XIII secolo (Museo di Aurillac).
I reperti sembrano portare alla conclusione (provvisoria, come sempre!) che le forbici a perno siano in uso con una certa ricorrenza solo a partire dal XIII-XIV secolo in poi e che apparizioni in epoca precedente al XIII siano da ascrivere a episodi di importazione casuale dal mondo bizantino o islamico. E’ un fatto assodato, in ogni caso, che le forbici (intendo a perno, ma ormai dovrebbe essere sottinteso) non fossero un oggetto comune nel Medioevo, diversamente dalle cesoie, che appaiono normalmente nell’uso domestico; l’uso stabile delle forbici pare iniziare dai primi anni del 1500 (cfr. ritratti eseguiti da Holbein, uno del 1528 con soggetto Niklaus Kratze, astronomo, ed uno del 1532 con soggetto Georg Gisze, mercante).
Abbandonando il campo archeologico e accostandoci a quello simbologico si può affermare che le forbici sono perlopiù associate al commercio. Restando in area anglosassone, si possono vedere incise sulla lastra tombale di un guantaio duecentesco nella St. John’s Church di Chester. Monumenti similari, ma con dipinti di cesoie, si trovano a Bakewell, nel Derbyshire, databili con certezza ad un epoca anteriore al 1260. Un paio di forbici appare anche sulla placca commemorativa di Thomas Fortey e William Socors, lanaioli e sarti, a Northleach, Gloucestershire, 1447. Tralascio altri esempi per non rischiare di tediare i lettori…
Nel Medioevo il barbiere utilizzava ordinariamente le cesoie, come si può evincere osservando le frequenti rappresentazioni di Sansone e Dalila, ricorrenti almeno fino al primo ‘600. Mentre nel XVI secolo pare che cesoie e forbici venissero usate indiscriminatamente per il taglio dei capelli, almeno due esempi di forbici da barbiere possono essere citati per il secolo precedente: un paio si trova nel retroaltare delle SS. Chiara e Margherita nel Museo di Arte Catalana di Barcellona (1450 c.), un altro nel dipinto di Sansone e Dalila su un cassone realizzato da F. Morone a Milano».
Cfr. Cat. London Museum medieval catalogue 1940, Anglia Publishing, Ispwich (1993), pp. 150-158
Nel caso dell’Italia, i rinvenimenti di scavo sembrano indicare che a partire dal XIV sec. il numero delle cesoie decresca in favore delle forbici. E’ utile riflettere sul fatto che il fattore della lunghezza è fondamentale: più i “bracci” (parti non taglienti) sono estesi, più la forza esercitata è maggiore. Allo stesso modo, “taglienti” più lunghi favoriscono una maggiore precisione.
Cfr. F. ZAGARI, Il metallo nel Medioevo. Tecniche, strutture, manufatti (coll. “Tardo Antico e Medioevo. Studi e strumenti di archeologia”, 2), Fratelli Palombi, Roma (2005), p. 132
Tralasciando la tosatura animale e la tonsura (taglio dei capelli), in quanto attività nelle quali finora non ci siamo cimentati, possiamo individuare almeno altri tre tipi di scenari quotidiani nel quale l’uso di cesoie e forbici risulta ben radicato nel Tardo Medioevo europeo.
Offriamo di seguito una breve rassegna composta da iconografie coeve, immagini di reperti originali (in alcuni casi presenti nelle nostre collezioni), testimonianze scritte e repliche basate sulla interpolazione delle fonti predette.
Lungi da ogni pretesa di esaustività, l’intento è quello di essere di stimolo ad ulteriori approfondimenti del lettore.
1. Cucito, ricamo e affini
L’iconografia bassomedievale ci mostra una netta prevalenza di cesoie per lo svolgimento di queste incombenze, tipicamente femminili ma praticate anche da giovani garzoni nelle botteghe artigianali.
Nonostante certo “gigantismo” con il quale esse sono talvolta ritratte, probabilmente per renderle maggiormente visibili all’osservatore (si veda, ad esempio, il folio 103v del MS Latin 9333, BnF), una grande quantità di originali rinvenuti, perlopiù databili al XIV e XV secolo, sono di dimensioni ridotte, in linea con la loro destinazione d’uso.
Affresco di F. Del Cossa, “Il Trionfo di Minerva”, 1476-1484, Palazzo Schifanoia di Ferrara (fonte: www.wga.hu)
MS 15277, folio 15v, British Library; Vecchio Testamento, Esodo, XV sec. (fonte: www.bl.uk)
MS Latin 9333, folio 103v, BnF (dett.); Ibn Butlan, “Tacuinum Sanitatis”, prima metà XV sec (fonte: www.gallica.bnf.fr)
A dimostrazione di ciò, è possibile consultare l’archivio online del Museo di Londra: CLICCA QUI [sito attivo il 09/05/2017].
Nelle proprie collezioni IMAGO ANTIQUA annovera due piccole cesoie originali.
La prima [1] è un reperto fluviale del pieno Quatrocento, lungo 10,8 cm e proveniente dall’Inghilterra; presenta un decoro a minuscole tacche, documentabile anche nei reperti inglesi sopra citati (cfr. inv. A2812 e inv. 8023 presso il London Museum).
L’altra cesoia [2], di foggia più tradizionale, è databile al XIV-XV sec ed è stata rinvenuta in uno scavo presso Dordrecht, nei Paesi Bassi; la lunghezza è in questo caso di 9,5 cm. Per le nostre ricostruzioni impieghiamo una replica morfologicamente molto simile a quest’ultima.
Originali dalla collezione personale di Andrea Carloni
Replica
2. Vendita di tessuti e lavori sartoriali
In questo caso l’iconografia denota un utilizzo di cesoie così come di forbici, entrambe con la caratteristica di possedere taglienti piuttosto ampi e robusti, di lunghezza variabile, il tutto in funzione della resistenza offerta dalla trama e pesantezza dello specifico tessuto trattato, oltre che, verosimilmente, delle preferenze del singole operatore.
Cristo della Domenica, 1490 c., affresco presso il Santuario dell’Icona Passatora (S. Maria-delle Grazie), Loc. Ferrazza di Amatrice. prov. Rieti (fonte: Andrea Carloni, Flickr)
Amb. 317.2°, folio 74 verso (Mendel I), 1452; Mendelschen Hausbuch, Stadtbibliothek Nürnberg (fonte: www.nuernberger-hausbuecher.de)
Affresco del tardo ‘400, presso il Castello di Issogne, prov. Aosta (fonte: testo AA.VV., “Il costume al tempo di Pico e Lorenzo il Magnifico”, Ed. Charta, p. 76)
Nei nostri eventi didattici proponiamo spesso la figura del mercante di panno, dotato di due repliche di forbici a perno, in ferro forgiato a mano. Una di grandi dimensioni (28 cm circa), con taglienti piuttosto tozzi e panciuti, è adatta per le lane follate, il feltro ed altri tessuti di grosso calibro che richiedono un certo sforzo per essere recisi; impieghiamo anche una seconda forbice, più ridotta e con taglienti sagomati in punta, maggiormente idonei al “taglio per scorrimento”, praticabile su stoffe più finemente tramate e cedevoli come lino, seta e cotone.
Replica 1
Replica 2
3. Taglio di carta e pergamena per scrittura
L’esercizio della scrittura richiedeva di predisporre adeguatamente un supporto cartaceo o membranaceo, ritagliandolo delle misura desiderata. Occorreva buona precisione durante il taglio, in modo da ottenere margini netti e regolari: questo lavoro era svolto al meglio da forbici a perno di medie dimensioni, dotati di “occhielli” tondi ed avvolgenti, ideali per assicurare ulteriore controllo e stabilità della mano rispetto ad altre tipologie.
Nella dotazione standard di scribi, copisti, notai ed in genere di coloro che, per necessità o mestiere, dovevano formare filze di dimensione variabile, le forbici erano quindi uno strumento fondamentale ed è per questo che le fonti ci testimoniano spesso la loro presenza.
Gabriel Malasskircher, “S. Matteo Evangelista”, 1478; Museo Thysson-Bornemisza, Madrid (fonte: www.museothyssen.org)
D. Ghirlandaio, “San Girolamo nel suo studio”, 1480; Chiesa di Ognissanti, Firenze (fonte: Wikipedia)
Autore Anonimo, “San Girolamo nel suo studio”, 1470 c.; Museo Boijmans Van Beuningen, Rotterdam (fonte: www.collectie.boijmans.nl)
Come si può vedere nelle immagini di cui sopra, gli scrittoi e le pennarole (contenitori in corame contenenti il set da scrittura) di Evangelisti e Padri della Chiesa, soggetti ritratti con grande frequenza per tutto il Medioevo ed in maniera massiccia nel Quattrocento, mostrano spesso le forbici. Anche i regesti, del resto, ne recano traccia: è il caso di «una penarola de chore negro fornida de forbixine, brochaio, temperaduro e chalamaro, con uno chordone de seda rossa de grana chon dui fiochi», citata nel Conto de’ debitori del Guardaroba Ducale Estense (1442).
Cfr. Arch. St. Modena, Camera Ducale Estense, Amministrazione della Casa, Guardaroba, rg. 4, folio 44; in G. TRENTI, Voci di terre estensi. Glossario del volgare d’uso comune (Ferrara-Modena) da documenti e cronache del tempo secoli XIV-XVI, Fondazione di Vignola, Vignola (2008), p. 407 (voce glossario)
La replica da noi utilizzata è assimilabile nella foggia alle raffigurazioni predette, così come ad un originale genericamente datato al Tardo Medioevo, emerso presso l’Abbazia di Vadstena in Svezia, nella provincia di Östergötland.
Forbici originali, rinvenute presso Abbazia di Vadstena, prov. di Östergötland, Svezia [fonte: www.mis.historiska.se]
Replica
Articolo di ANDREA CARLONI (2017)