BREVI CENNI STORICI
Segue un estratto, con omissis, dalla recensione di C. TRIPODI al testo di V. ILARDI, Renaissance vision from spectacles to telescopes, Philadelphia, American Philosophical Society, 2007 [rif. Archivio Storico Italiano, Vol. 166, No. 2 (616) (aprile-giugno 2008), Leo S. Olschki, pp. 341-344]
«Noti in Toscana dal principio del secolo XIV grazie ai sermoni di fra’ Giordano che affermava di averli visti personalmente in uso a Pisa alla fine del ‘200, i preziosi cerchietti di vetro, capaci di prolungare la vista umana oltre il limite consentito dall’età biologica, si diffusero a Firenze e altrove in virtù dell’abilità manuale di frate Alessandro della Spina, confratello del primo. Nati come evoluzione della lente di ingrandimento, presenti nelle fonti veneziane come dischi di vetro e solo in quelle fiorentine con il nome di occhiali che li avrebbe caratterizzati per tutto il tempo a venire, furono oggetto di esportazione già dal 1321. I fabbricanti di occhiali, non costituiti in arte, si appoggiavano fin dal principio a quella dei cristallieri e spesso venivano associati agli orafi e ai lavoranti di pietre preziose: gli occhialai, artigiani raffinati, ben si assimilavano agli artefici di manufatti di lusso. Grazie alle ceneri alcaline di Siria ed Egitto essi accostarono la trasparenza del vetro chiaro alla purezza del più pregiato cristallo e implementarono la produzione di lenti da vista (…)
Al di là dell’invenzione, quella che oggi appare certa è la leadership di Firenze nella produzione e diffusione del prezioso accessorio, e se ai domenicani spettò il primato nella loro fabbricazione, diffusione e perfino nelle raffigurazioni pittoriche, i francescani non furono da meno dedicandosi tanto alle teorie ottiche quanto alle rappresentazioni artistiche (…)
Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, pare che i costi degli occhiali fossero piuttosto contenuti – fatta eccezione per quei casi in cui le lenti erano di cristallo e le montature di materiale pregiato. Gli occhiali trovarono un vasto impiego presso ecclesiastici, notai, artigiani di fino (è il caso delle suore agostiniane di Santa Maria del Fiore presso Firenze che ricamavano e lavoravano ai ferri), mentre rimase modesta la loro diffusione dietro prescrizione medica. I medici preferivano ancora affidarsi ai tradizionali rimedi naturali e guardavano con sospetto questi ausili meccanici, come dimostra l’assenza di riferimenti agli occhiali nei due trattati oftalmologici più diffusi nel basso Medioevo (…)
Fuori dall’Italia gli occhiali si diffusero presso uomini di Chiesa, mercanti, artigiani probabilmente adusi a frequenti viaggi e spostamenti. I ritrovamenti archeologici più antichi sono di area tedesco-baltica e risalgono al principio del XIV secolo.
Niente di particolarmente diverso da quanto accadde in Italia dove lo sviluppo autentico dell’optometria si ebbe solo dalla metà del XV secolo in avanti. Dopo il 1450 apparvero le prime lenti concave pensate per la correzione della miopia (ndr, fino a non molti anni fa era credenza abbastanza diffusa che le lenti fossero unicamente convesse e destinate ai presbiti; si vedano i documenti al termine dell’articolo). Ne fanno testo Niccolò Cusano con un’impronta metafisico-teologica ma anche, in maniera più terrena, il duca di Milano Francesco Sforza. E fu proprio la corte del Duca a rappresentare un ampio mercato di consumi dove gli occhiali fiorentini figuravano come status symbol (…) Materiali adatti alla struttura delle montature erano il legno come il metallo, l’osso, il corno, l’avorio come la pelle, tagliati, modellati e lavorati in base alla loro specifica natura e all’adattabilità ad inserirvi lenti concave o convesse a seconda del difetto da correggere».
UN SORPRENDENTE (QUANTO UNICO) REPERTO ITALIANO DEL ‘400
In uno scavo del 1982 è emerso a Firenze un paio di occhiali databili al XV secolo, con ponticelli curvi, privi di lenti e articolati tramite un rivetto, in condizioni generali quasi perfette. Si tratta, allo stato, dell’unico esemplare italiano di pince nez di epoca medievale finora noto.
La montatura si trovava a 8,3 mt di profondità, all’interno di un pozzo situato in Via dei Castellani, sul retro di Palazzo Vecchio. Nelle analisi provvisorie effettuate sul posto, si indicò come corno il materiale di fondazione, sebbene le fessure e le sporgenze presenti, espedienti comuni per sigillare gli oculari con del filo, al fine di trattenere le lenti in sede, suggeriscano che possa trattarsi di osso (e con meno probabilità avorio), vista l’ampia incidenza di tale materiale organico nei reperti rinvenuti in loco. Misure: lunghezza tot. 68 mm, diametro oculari 33 mm
PRINCIPALI REPERTI ARCHEOLOGICI ESTERI DEL XIV-XV SEC.
Il maggior numero di originali riferibili al Quattrocento pare provenire da località dei Paesi Bassi: tra i più noti quelli emersi a Vlissingen (1425-1450 c.), Harleem (1350-1575 c.), Bergen Op Zoom (1380-1425 c.), Middelburg e Windesheim/Zwolle (tardo XV sec.).
Anche dagli scavi di Raversijde (Ostend) in Belgio è emerso, nel 1992, un frammento di montatura ossea datato al XV secolo.
La Germania vanterebbe, secondo alcuni, i più antichi esemplari di pince nez, rinvenuti nel 1953 sotto gli stalli trecenteschi del coro dell’Abbazia di Wienhausen (Bassa Sassonia): uno di essi, in legno di bosso, è della tipologia “a rivetto” e ancora provvisto di lenti. Nei pressi di un monastero agostiniano a Friburgo sono emersi altri occhiali presumibilmente databili al XIV secolo, con ponticelli ricurvi ma privi di lenti.
Il pince nez più antico della Polonia è conservato nel Museo di Archeologia e Storia di Elbląg: si tratta di un occhiale databile entro la prima metà del XV secolo, ritrovato in un appezzamento di terreno oggi ubicato in Garbary Street, un tempo pertinente ad un’area residenziale di ricchi mercanti. La montatura è in corno, con ponticello fisso (quindi senza oculari articolati) ed ancora provvista di particolarissime lenti in vetro verde scuro: quest’ultimo dettaglio farebbe ritenere che la funzione fosse quella di proteggere dai raggi solari e non quella di offrire supporto alla lettura.
In Inghilterra sono oltremodo famosi gli occhiali londinesi in osso degli scavi di Trig Lane, Blackfriars (1430-1440 c.), lunghi 65 mm, con oculari di circa 30 mm e sui quali è possibile reperire diverse informazioni in rete; sempre dalla capitale anglosassone sono emersi altri frammenti di montatura a Swan Stairs.
CONFRONTI ICONOGRAFICI
Quanto all’iconografia, considerato che la rete offre un ampio ventaglio di opportunità, preferiamo non dilungarci troppo nella relazione, invitando il lettore a condurre direttamente una ricerca diretta (suggeriamo i termini “pince nez”, “occhiali medievali” e “medieval spectacles”).
Tanto per iniziare, ecco una piccola rassegna Pinterest: CLICCA QUI
APPENDICE DOCUMENTARIA – MISSIVE SFORZESCHE
Lettera datata – Milano, 13 giugno 1466
Galeazzo Maria Sforza al suo ambasciatore Nicodemo Tranchedini da Pontremoli.
Archivio di Stato Milano (AsMi), Registri delle Missive, Reg. 77, fol. 89v, rotolo 501
Nicodemo de Pontremulo
‘Perche haveressemo caro havere li ochiali, li quali te mandiamo notati in la lista qui inclusa, volemo che havuta questa debii vedere de recattarli che siano in perfectione per le etate como dice dicta lista; et mandarneli facendoli mettere in qualche scatola ben asettati et separati l’una sorte da l’altra cum li scripti attacati, in modo che quando li habiamo sapiamo discernere l’una sorte da l’altra; avisandone de quello costarano perche te faremo provisione al pagamcnto. Mediolani XIII iunii 1466.
Io[hannes Simonetta]
Para XV de ochiali de anni 30, 35, 40, 45, 50 [55 sbarrato], fini.
Item, para XV de ochiali de anni 40, 45, 50, 55, 60, 65, 70.
Item, para X de ochiali di zovene de meza vista.
Item, para X de longa de zovene.
Questa lettera rappresenta la prima e chiara dimostrazione del fatto che almeno dal 1466 i fabbricanti di occhiali e i loro clienti avevano piena contezza del principio per cui l’acutezza visiva è tendenzialmente destinata a calare dall’età di 30 anni in avanti; l’uso di espressioni relative ad una vista da mezza e lunga distanza, inoltre, è indice di una certa consapevolezza della progressività degli stadi miopici.
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Lettera datata – Milano, 21 Ottobre 1462
Galeazzo Maria Sforza al suo ambasciatore Nicodemo Tranchedini da Pontremoli.
Bibliotheque Nationale de France, Parigi, Fonds Italien, Cod. 1595, fol. 291, rotolo 1762
Perche sonno molti che ne domandano delli ochiali che se fanno li ad Fiorenza, attento che la fama e che se fanno in piu perfectione che in veruno altro loco de Italia, volemo te te [sic] commettiamo che ne deby mandare tre docene de dicti ochiali, acconzati in schatole che non se possano rumpere; zoe una docena de quelli sonno apti et convenienti ad la vista longa, zoe da zovene; et un’altra che siano convenienti ad la vista curta, zoe de vechy; et la terza da vista comune. Li quali te aviso non volemo per nostra uso, perche per la grazia de Dio nuy non ne havemo bisogno, ma li volemo per compiacerne ad questo et quello che ne li domandano. Mandandoli per le poste de nostri cavallari, li quali drizaray in mano de Zohanne Symonetta, nostra secretario, et avisandone de quello costarano perche te manderemo li denari. Datum Mediolani XXI October 1462. Iofhannes] Petrus. Io[hannes] Simonetta.
In questa missiva, che pur precede l’altra temporalmente, emerge l’ordine impartito dal Duca di Milano di procurare tre dozzine di paia di occhiali, provenienti dalla città di Firenze e differenziate in base alla carenza di visus da correggere, variabile con l’età. Tale circostanza consente di dimostrare che già nei primi anni ’60 del secolo XV sono attestate lenti concave da miope e che Firenze era senza dubbio reputata leader nella produzione di occhiali di alto livello qualitativo.
I “PINCE NEZ” RICOSTRUITI DA IMAGO ANTIQUA
Gli occhiali medievali che comunemente si possono acquistare presso i rivenditori sono perlopiù riproduzioni, talvolta non del tutto accurate, dell’esemplare emerso a Trig Lane (Londra).
Mossi dall’intento di realizzare una replica ex novo e ben documentabile per l’area centro-italiana della seconda metà del 1400, ci siamo rivolti ad Ezio Zanini – ViduQuestla, nostro artigiano di fiducia, al quale abbiamo affidato in passato, con piena soddisfazione, diversi altri progetti ricostruttivi (di recente, una clepsamia: CLICCA QUI)
Mantenendoci fedeli all’impostazione di interpolare le fonti pervenute, ci siamo subito addentrati nella scrematura dell’iconografia a nostra disposizione, rintracciando come possibile modello di riferimento un dettaglio visibile nell’opera di Piero di Cosimo intitolata Visitazione con S. Nicola e S. Antonio Abate (1489-1490, National Gallery of Art, Washington).
La tipologia a ponticelli imperniati e ricurvi trova riscontro diretto nell’originale fiorentino di Via Castellani (vedi sopra), per quanto il materiale appaia differente: visto il particolare tratto scuro con il quale l’artista ha delineato il pince nez indosso a S. Antonio, che non presenta variazioni di colore né screziature, si è deciso di confezionare la nostra ricostruzione in corno di bufalo, materiale che presenta le stesse caratteristiche cromatiche rese nel dipinto.
Il corno è stato quindi segato a mano per realizzare le “piastrine” piatte della montatura, con le misure a noi utili.
Una volta tracciata la forma di ogni singolo oculare, si è proceduto a segarne i contorni ed ad eseguire il foro che permette di articolare tra loro i due archetti.
Il tutto è stato successivamente lisciato e rifinito con l’ausilio di lime e carte abrasive, grazie alle quali, con passaggi di grana sempre maggiore, si è giunti a lucidare in maniera uniforme la superficie nera del corno.
Una volta ottenuta una montatura leggera e sottile, con proporzioni e forma comparabili a quelle del dipinto, si è proceduto alla realizzazione del rivetto centrale e delle rondelle che consentono l’unione ed articolazione delle due parti, realizzate con processi in tutto manuali a partire rispettivamente da una barretta e da fogli di ottone.
L’aggiunta di lenti correttive +1,25 è stata effettuata ricorrendo ad un ottico professionista, conferendo reale funzionalità alla replica.
Ringraziamo sentitamente l’amico Ezio Zanini (www.viduquestla.it) per il supporto offerto nella realizzazione della replica in oggetto e per gli scatti del work-in-progress.